I Verdi di Ossona e la lista civica Cambiamo Ossona, invitano a votare No al Referendum del 4 dicembre 2016,
Dal Sito della Federazione dei VERDI
la lettera di Angelo Bonelli
a seguire appello per il NO dei Verdi della Lombardia
"Alcuni giorni fa l’organizzazione mondiale metereologica -WMO- ha annunciato che la concentrazione di C02 in atmosfera ha superato le 400 parti per milioni. Un dato drammatico che indica come siamo entrati in una nuova era climatica che comprometterà il futuro del pianeta e delle generazioni che verranno. Di fronte ad una minaccia alla sicurezza globale del pianeta, i modi di produrre dovrebbero cambiare verso una loro conversione ecologica e le legislazioni adeguarsi a questo cambiamento epocale per garantire un futuro equo e sostenibile. Qualcuno dirà, cosa c’entra tutto questo con il referendum costituzionale che si terrà (forse ?) il 4 dicembre prossimo? C’entra e cercherò di spiegarlo. La riforma della Costituzione, che è la legge fondamentale dello Stato, avrebbe dovuto contenere nei suoi principi il tema di questa sfida epocale: la lotta al cambiamento climatico, il principio di precauzione, la sostenibilità ambientale, la tutela dei territori e il diritto alla partecipazione nelle scelte che incidono sull’ambiente. La riforma costituzionale votata dal parlamento non solo ha perso un’occasione storica non inserendo in Costituzione i principi succitati, ma è portatrice di un modello economico che riproduce gli errori del passato come ad esempio quello delle grandi opere, che hanno prodotto solo debito, anziché quello della manutenzione e messa in sicurezza dal rischio sismico e idrogeologico e non è un caso che le grandi banche mondiali o istituti finanziari come Jp Morgan, Goldman Sachs e Fitch, alcune delle quali responsabili della crisi dei subprime del 2008 e di aver inquinato con titoli tossici l’economia mondiale, sostengono il Si alla riforma costituzionale."
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http://www.verdi.it/comunicati/30508-voto-no-per-tutelare-lambiente-per-le-future-generazioni.html
DOCUMENTO PER IL “NO” NEL REFERENDUM SULLA RIFORMA
COSTITUZIONALE E SULLA CONNESSA LEGGE ELETTORALE
http://www.verdilombardia.it/verdi-per-il-no/
1. I Verdi italiani che sottoscrivono il presente documento ritengono
sbagliato e inaccettabile che il referendum sulla riforma
costituzionale, previsto per il 4 dicembre 2016, venga tramutato in
una sorta di plebiscito a favore del Presidente del Consiglio Renzi e
del suo Governo. Qualunque sia il giudizio che qualunque forza
politica e qualunque cittadino o cittadina abbia nei confronti del
Governo Renzi, che può essere positivo o negativo o anche
articolato rispetto ai singoli provvedimenti del suo programma, nel
referendum deve prevalere esclusivamente il giudizio sull’insieme
della riforma costituzionale approvata dalla maggioranza del
Parlamento secondo le procedure previste dall’art. 138 della
Costituzione. Il quale art. 138 prevede anche la possibilità di
promuovere un referendum (senza quorum di validità) su ogni legge
di revisione costituzionale, qualora tale legge non sia stata
approvata nell’ultima lettura da entrambe le Camere con i due terzi
dei propri componenti. La riforma costituzionale è stata approvata
con maggioranze di poco superiori al 50% e condizionate anche
dagli effetti “drogati” determinati dalla legge elettorale
“Porcellum”, poi dichiarata incostituzionale dalla Corte
costituzionale. Il prossimo referendum è stato promosso tanto dalle
forze politiche di opposizione, quanto dalle forze politiche di
maggioranza: nel primo caso si tratta di un referendum “oppositivo”
e nel secondo caso di un referendum “confermativo”, a seconda
delle intenzioni politiche dei proponenti.
2. I Verdi che sottoscrivono il presente documento condividono la
necessità del referendum, ma intendono esprimersi soltanto sulla
materia costituzionale, e sulla strettamente connessa (anche se non
sottoposta a referendum) legge elettorale per la Camera dei
deputati (il cosiddetto “Italicum”), che ne costituisce il logico
completamento, anche se si tratta di legge ordinaria e non di legge
costituzionale. Noi riteniamo che una riforma costituzionale non
debba mai essere legata alle sorti di alcun Governo “pro tempore”,
perché la Costituzione, anche se riformabile e riformata, è la legge
fondamentale che riguarda tutti i cittadini e le cittadine e anche
tutte le forze politiche, a prescindere dalle transeunti maggioranze
politiche che sostengono di volta in volta uno specifico Governo, e
deve avere la capacità e possibilità di una lunga durata e validità, al
di là delle singole contingenze politiche. Il popolo sovrano si è già
pronunciato due volte con un referendum popolare su complesse
riforme costituzionali. Nel 2001 il referendum ha confermato la
riforma del Titolo V della seconda parte della Costituzione proposta
dal centrosinistra, mentre nel 2006 il referendum ha bocciato la più
ampia riforma costituzionale proposta dal centrodestra nel 2005.
Nel primo caso la riforma era stata votata dal Parlamento durante il
Governo Amato e confermata nel referendum durante il Governo
Berlusconi. Nel secondo caso la riforma era stata votata dal
Parlamento durante il Governo Berlusconi ed era stata bocciata nel
referendum durante il secondo Governo Prodi. In nessuno dei due
casi precedenti, dunque, il pronunciamento referendario ha avuto
alcuna ripercussione sulle sorti dei Governi in carica.
3. La riforma elettorale, approvata con ripetuti voti di fiducia ed
entrata in vigore il 1° luglio 2016, è strettamente connessa alla
riforma costituzionale pur se attualmente non sottoposta a
referendum, mentre nel prossimo futuro, dopo il referendum, sarà
sottoposta al giudizio della Corte costituzionale anche alla luce della
sentenza n. 1 del 2014 sulla incostituzionalità di alcuni aspetti
essenziali della precedente legge elettorale (il cosiddetto
“Porcellum”). Noi riteniamo che l’”Italicum” sia una legge
inaccettabile sotto diversi profili. In particolare riteniamo sbagliato:
I. che il premio di maggioranza possa essere dato anche a chi
non ha raggiunto il 50% dei voti espressi e quindi non
condividiamo il doppio turno, che permetterà di ottenere il
premio di maggioranza anche sulla base del consenso di una
ristretta minoranza di elettori (nell’attuale sistema tripolare
e con i crescenti tassi di assenteismo, potrebbe
realisticamente trattarsi anche solo del 20-25% degli aventi
diritto al voto);
II. che sia esclusa la possibilità di formare coalizioni, come invece
è previsto sia per le elezioni regionali che per le elezioni
comunali, senza che questo abbia comportato problemi di
governabilità a livello regionale e locale, permettendo anzi
una più ampia rappresentatività e un più ampio pluralismo
sia tra le forze di governo che tra quelle di opposizione;
III. che siano previsti i capilista bloccati decisi dalle segreterie dei
partiti, senza possibilità per gli elettori e le elettrici di
esprimere su di loro il voto di preferenza, e che per di più sia
prevista per i capilista la possibilità di candidature plurime
(fino a dieci!), mettendo in questo modo esclusivamente
nelle mani dei segretari di ciascun partito la scelta
verticistica e autocratica degli eletti, espropriando le elettrici
e gli elettori di ogni possibilità di scelta e ritornando a
realizzare conseguentemente una Camera dei deputati in
grande prevalenza di “nominati” e non di eletti;
IV. che tutto questo comporti di fatto una modificazione
surrettizia della forma di Governo, arrivando ad una
“democrazia di investitura” ed espropriando
sostanzialmente il Presidente della Repubblica del potere di
scegliere il Presidente del Consiglio incaricato, come previsto
dalla Costituzione, arrivando invece ad una sorta di
“investitura” obbligata al “capo” sulla base dei risultati
consentiti dalla legge elettorale.
4. Per quanto riguarda la riforma costituzionale, riconosciamo che un
giudizio analitico può far emergere sia luci che ombre, ma riteniamo
che, nel suo insieme, si tratti di una riforma non condivisibile per il
suo impianto complessivo. Tra gli aspetti positivi possono essere
citati, ad esempio, la più rigorosa disciplina della decretazione
d’urgenza (inflazionata in modo crescente anno dopo anno e ormai
giunta a livelli inaccettabili anche col Governo Renzi) e la
soppressione del CNEL, organismo ormai totalmente obsoleto per
una classe politica, sindacale e imprenditoriale “a fine carriera”,
divenuto irrilevante rispetto alle finalità originariamente
immaginate (ma mai pienamente realizzate) per un simile
organismo. Tuttavia entrambi gli obiettivi avrebbero potuto essere
raggiunti con singole leggi costituzionali “ad hoc”, che avrebbero
realisticamente trovato il consenso della quasi totalità del
Parlamento e comunque, in caso di vittoria dei NO nel referendum,
potranno essere realizzati nel prossimo futuro appunto con singoli
provvedimenti di natura costituzionale, anche nell’ambito
temporale dell’attuale legislatura.
5. Tuttavia le ombre e gli aspetti critici della riforma prevalgono
nettamente sui pochi aspetti positivi. Il superamento del
bicameralismo perfetto o paritario, obiettivo pur condivisibile, è
stato realizzato in modo confuso e pasticciato, sia sotto il profilo
della composizione del futuro Senato, sia sotto il profilo delle sue
competenze legislative e del suo rapporto con la Camera dei
deputati e con il Governo. Appaiono inaccettabili e contradditorie
tanto le modalità di elezione indiretta, del resto demandate ad una
futura legge ordinaria di cui non si conoscono le caratteristiche,
quanto la sua natura politica: i futuri senatori rappresenterebbero le
rispettive forze politiche e non certo i territori. E per di più i cittadini
e le cittadine sarebbero espropriati del loro potere sia di elettorato
attivo che di elettorato passivo. Inoltre la ripartizione delle
competenze legislative tra Camera e Senato è stata effettuata, con il
nuovo art. 70, in modo talmente confuso e complesso, da rendere
incomprensibile il testo alla grande maggioranza dei cittadini e da
rendere probabili innumerevoli conflitti di competenza difficilmente
risolubili se non ricorrendo alla Corte costituzionale.
6. Per quanto riguarda l’altro fondamentale aspetto della riforma, e
cioè la modifica del Titolo V in materia di autonomie regionali,
anziché individuare alcune limitate e specifiche correzioni rispetto
alla riforma introdotta nel 2001 dalla maggioranza di centrosinistra
e confermata dal referendum popolare, si è scelta la strada di un
totale stravolgimento dell’impianto precedente. Anziché arrivare ad
una forma di federalismo o di regionalismo ben articolato ed
equilibrato, si è arrivati ad una vera “controriforma” con una
fortissima ricentralizzazione dei poteri in capo allo Stato, svuotando
di poteri, competenze e responsabilità il sistema delle Regioni a
Statuto ordinario, inserendo inoltre una “clausola di supremazia” e
congelando invece gli effetti della riforma stessa per quanto
riguarda le cinque Regioni a Statuto speciale. In questo modo si
mette in discussione anche il dettato dell’art.5 della Costituzione,
che ne è uno dei princìpi fondamentali. Inoltre la riforma
costituzionale triplica le firme necessarie per le leggi di iniziativa
popolare e riduce il quorum di validità per i referendum popolari
solo a prezzo di un forte aumento (da 500.00 a 800.000) delle firme
necessarie per la loro promozione, a fronte delle enormi difficoltà
per la certificazione delle firme dei cittadini.
7. Complessivamente il combinato disposto del testo della riforma
costituzionale e della complementare legge elettorale darebbe vita
ad un assetto costituzionale e istituzionale fortemente squilibrato
sul lato della presunta “governabilità” e a scapito della altrettanto
essenziale, e fondamentale in democrazia, rappresentatività. Non
sarà la campagna demagogica e populista sui costi della politica a
poter strumentalmente coprire gli squilibri politici e istituzionali, il
surrettizio cambiamento della forma di Stato e della forma di
Governo, le incoerenze e le numerose complicazioni del
procedimento legislativo, le ripercussioni negative sul sistema delle
garanzie costituzionali e dei “pesi e contrappesi”, che dovrebbero
sempre caratterizzare una autentica democrazia politica e una
democrazia costituzionale, quali erano state delineate dal disegno
dei padri costituenti nella Costituzione vigente.
8. Per tutti questi motivi, i Verdi che sottoscrivono il presente
documento decidono di prendere posizione per il NO nel
referendum costituzionale, fermo restando che i referendum
chiamano in causa in primo luogo il voto delle cittadine e dei
cittadini nella loro autonomia di scelta, mentre il ruolo delle forze
politiche dovrebbe essere principalmente di informazione e di
orientamento verso il voto popolare. In ogni caso, noi eviteremo di
schierarci in organismi e comitati, pur legittimi, che perseguano il
duplice obiettivo della vittoria dei NO nel referendum (obiettivo
ovviamente da noi condiviso per le motivazioni indicate), ma anche
della caduta del Governo Renzi. A livello nazionale e locale, noi
parteciperemo liberamente a quei comitati per il NO che si
caratterizzino esclusivamente per la presa di posizione critica,
informata e motivata sul merito della riforma costituzionale e della
connessa legge elettorale.
9. Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, e con lui la Ministra Boschi,
a nostro parere sbagliano radicalmente nel mettere sullo stesso
piano l’esito del referendum del prossimo 4 dicembre e le sorti del
Governo. Se il Governo dovesse dimettersi, sarà per sua autonoma
e discutibile scelta, non per la volontà delle elettrici e degli elettori,
che sono chiamati a pronunciarsi sul merito della riforma
costituzionale e non sulla ipotizzata sconfitta del Governo. In ogni
caso, se per propria decisione cadesse il Governo Renzi, non ci sarà
alcun obbligo o automatismo di scioglimento delle Camere, essendo
questa una esclusiva responsabilità del Presidente della Repubblica,
il quale, per dettato costituzionale, dovrà eventualmente o rinviare
l’attuale Governo alle Camere (non avendo ricevuto da esse la
sfiducia) oppure, dopo opportune consultazioni parlamentari,
individuare un altro Presidente del Consiglio. Se prevarranno i NO, è
falso inoltre affermare che si chiuderà il capitolo delle riforme. È
invece un capitolo che si potrà tempestivamente riaprire già in
questa legislatura, sia per quanto riguarda le leggi elettorali per la
Camera e il Senato, sia con singole modifiche costituzionali per le
parti più largamente condivise e, nella prossima legislatura, con un
Parlamento più democraticamente legittimato rispetto a quello
espresso dal “Porcellum”, con la capacità di elaborare una riforma
più equilibrata, più condivisa e più largamente partecipata.
Questo documento è stato presentato e discusso nel Consiglio
Federale Nazionale e sottoscritto dalle seguenti Federazione Verdi
regionali: TRENTINO, LOMBARDIA, EMILIA ROMAGNA,
PIEMONTE, LIGURIA, VENETO, FRIULI VENEZIA GIULIA,
TOSCANA, UMBRIA, LAZIO, PUGLIA, CALABRIA, BASILICATA,
SICILIA, SARDEGNA. (Abruzzo e Molise non sono federazioni
formalmente costituite)
mercoledì 30 novembre 2016
lunedì 21 novembre 2016
La Città Metropolitana e i controlli ambientali. Palazzo Isimbardi Milano 22 11 2016 h.16.30
30 anni fa, nascevano le liste Verdi, coordinate per la prima volta, ora, dopo 30 anni, nella ex provincia di Milano, un progetto analogo, per ridare voce ai territori e all'ecologismo, ormai, nuova incontrastata dottrina politica, che vede nella contraddizione in seno al sistema di produzione, mettendo tal sistema in discussione; rieccheggiano nell'aria le parole di Ivan Illich sulla "produzione di sprechi e di bisogni totalmente inutili e superflui" e "l'immensa accumulazione di merci" di Karl Marx.
Dove trova argine e si scontra il tutto? Sul passaggio successivo, quel superamento della merce da utile a vecchia e inutile, che rende rifiuto tutto; dove conferire i rifiuti?
In oltre, che senso ha un ente senza le gambe per camminare?
Come nel peggior romanzo distopico, dove alla tecnologia si unisce la distorsione della democrazia, che torna sui suoi passi a inventarsi censi e privilegi, di facciata, che non disturbano il manovratore e ad oggi, rischiano di non decidere e di non aver valore.
Di questo e altro, una prima pubblica occasione per parlarne con Alessandro Braga, consigliere metropolitano de La Città dei Comuni e gli altri consiglieri comunali della lista e cittadini interessati alla politica.
30 anni fa i Verdi, ora,
http://www.verdilombardia.it/30-anni-fa-nascevano-i-verdi/
siamo ancora qua, con la conferma della bontà del progetto e consapevoli dei limiti e dell'arroganza del potere economico e delle sue stragi; 185 ecologisti uccisi nel 2015 http://www.radiopopolare.it/…/la-strage-di-ambientalisti-d…/
Nota: La Città dei Comuni è un progetto in divenire nato per una esigenza di Democrazia da parte dei territori
Dove trova argine e si scontra il tutto? Sul passaggio successivo, quel superamento della merce da utile a vecchia e inutile, che rende rifiuto tutto; dove conferire i rifiuti?
In oltre, che senso ha un ente senza le gambe per camminare?
Come nel peggior romanzo distopico, dove alla tecnologia si unisce la distorsione della democrazia, che torna sui suoi passi a inventarsi censi e privilegi, di facciata, che non disturbano il manovratore e ad oggi, rischiano di non decidere e di non aver valore.
Di questo e altro, una prima pubblica occasione per parlarne con Alessandro Braga, consigliere metropolitano de La Città dei Comuni e gli altri consiglieri comunali della lista e cittadini interessati alla politica.
30 anni fa i Verdi, ora,
http://www.verdilombardia.it/30-anni-fa-nascevano-i-verdi/
siamo ancora qua, con la conferma della bontà del progetto e consapevoli dei limiti e dell'arroganza del potere economico e delle sue stragi; 185 ecologisti uccisi nel 2015 http://www.radiopopolare.it/…/la-strage-di-ambientalisti-d…/
Nota: La Città dei Comuni è un progetto in divenire nato per una esigenza di Democrazia da parte dei territori
lunedì 14 novembre 2016
30 ANNI FA NASCEVANO I VERDI ITALIANI
ANNI DI CONQUISTE ECOLOGISTE PER I DIRITTI, PER L’ECONOMIA CHE E’ DOVEROSO RICORDARE
da Angelo Bonelli
30 anni fa, il 16 novembre del 1986, a Finale Ligure nascevano le liste Verdi: anni di importanti conquiste ecologiste per la società, la cultura, i diritti e l’economia del nostro paese. Conquiste che non hanno avuto quel giusto risalto e riconoscimento nel paese. C’è una domanda ricorrente che viene fatta da molti: ma i Verdi esistono ancora? Si esistono e pur essendo usciti dal 2008 dal parlamento, continuano ad essere presenti in molti territori e istituzioni locali, protagonisti di molte battaglie con oltre 100 tra consiglieri comunali e assessori, nonostante non siano presenti da oltre 10 anni nelle trasmissioni di informazione e nei talk show sia della televisione pubblica che privata.Le Liste Verdi sono state il primo tentativo riuscito, dopo gli anni del terrorismo in Italia, a ottenere rappresentanza istituzionale senza voler essere "partito". Questo è avvenuto grazie al contributo proveniente dalle positive esperienze delle università verdi, delle associazioni ambientaliste e dei gruppi pacifisti.
E' così che si è avviato il percorso che avrebbe portato i Verdi a farsi portavoce di istanze ecologiste e di un diverso modello di sviluppo economico non basato sulla crescita illimitata e il consumo bulimico delle risorse. E come trenta anni fa, ancora oggi quegli obiettivi rimangono sostanzialmente gli stessi. Ma con la presenza politica dei Verdi si possono sicuramente sottolineare e ricordare alcuni significativi obiettivi ottenuti per l’Italia e i suoi cittadini.
L’otto novembre del 1987 grazie a un referendum sostenuto da Verdi gli italiani dicono No la nucleare portando l’Italia a chiudere le centrali nucleari. Negli anni successivi grazie all’azione dei Verdi al governo si apre una fase nuova perché con il conto energia a sostegno delle energie rinnovabili l’Italia diventerà leader in Europa nella produzione di energie pulite nonostante il tentativo di molti governi compreso l’attuale di fermare le rinnovabili. Già nel 2012 l’Italia era prima con il 39% tra i grandi paesi Ue, a pari merito con la Spagna, per quota di energia rinnovabile nella produzione elettrica, davanti a Germania 24%. Oggi la quota di energia rinnovabile nella nostra produzione elettrica ha superato il 43%.
Il 3 giugno del 1990 i Verdi promuovono il referendum contro la caccia e l’uso dei pesticidi in agricoltura. Purtroppo il referendum non raggiunse il quorum a causa della campagna astensionistica attuata dalla lobby trasversale dei cacciatori e degli armieri. Ma quei temi referendari rimangono quanto mai attuali a partire dall’urgenza di garantire cibi sani, sicuri e liberi da veleni. Con la legge quadro sui parchi la 394/1991 voluta da quel piccolo e preparato, gruppo di parlamentari Verdi, l’Italia avrà un sistema di parchi nazionali e aree marine e conseguentemente parchi regionali mettendo sotto tutela e conservazione oltre 1,5 milioni di ettari di territorio. Una straordinaria operazione ambientale. Leggi come l’abolizione della pena di morte dal codice penale militare di guerra, i primi provvedimenti legislativi antismog la n.385/ 1989, per la difesa e il riassetto del suolo, la n.183/1989, la cessazione dell’impiego dell’amianto, la nuova normativa sulla caccia la 157/92, la razionalizzazione delle norme sui rifiuti, sull’inquinamento acustico, il divieto di trasformazione urbanistica delle aree percorse da incendi, lo stop agli Ogm in agricoltura per difendere il made in Italy enogastronomico, il conto energia per le rinnovabili, l’ecobonus per le ristrutturazioni edili in vigore dal 2007. Proprio l’ecobonus, voluto dai Verdi durante l’ultimo governo Prodi, ha dato un forte impulso all’economia nazionale e all’occupazione. Questa misura, ancora oggi in vigore, nel 2015 ha prodotto investimenti per 24.106 milioni di euro equivalenti a 351mila posti di lavoro fra occupazione diretta e indotta. L’elenco è lungo e dimostra come l’azione dei Verdi sia stata propositiva e costruttiva per il progresso del paese: sono stati detti ovviamente dei No assolutamente giusti che ancora oggi vengono ribaditi, come quello sul ponte sullo Stretto di Messina , 8 miliardi di euro di risorse che dovrebbero essere invece utilizzati per la messa in sicurezza dal rischio sismico e idrogeologico dell’Italia, o il no alle folli trivellazioni petrolifere che mettono a rischio i nostri mari e le nostre terre. "I cambiamenti climatici costituiscono una delle principali sfide attuali per l’umanità" scrive Papa Francesco nella Lettera Enciclica Laudato Si’ - Sulla cura della casa comune. Il messaggio del Papa arriva in un momento in cui le conseguenze drammatiche dei cambiamenti climatici sono sempre più gravi: saranno quasi 200 milioni i profughi climatici previsti dall’Onu entro il 2050 che fuggiranno da aree desertificate, carestie e guerre per il controllo delle risorse naturali. Alle sagge parole del Papa dobbiamo fare i conti con la preoccupante elezione di Trump a presidente degli Stati Uniti d’America che nel suo programma ha messo nero su bianco di voler mettere in discussione gli accordi sul clima e di costruire un‘America intollerante verso i più deboli. Anche in Europa e in Italia gli effetti dell’inquinamento e la crisi ambientale e climatica condizionano negativamente la vita della popolazione e dell’economia. Secondo l’organizzazione mondiale della sanità (Oms) e l’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), «il costo economico dei circa 600.000 decessi prematuri e malattie provocate dall’inquinamento in Europa, raggiungevano, nel 2010, la cifra di 1.600 miliardi di dollari», ovvero 1.463 miliardi di euro. Un ammontare che equivale circa al 10% del P.i.l. dell’Unione Europea. L’Italia ha un governo che dal punto di vista delle politiche ambientali è certamente uno dei peggiori della storia della Repubblica: ha dato il via alla ripresa delle trivellazioni petrolifere, penalizzato le rinnovabili, approvato il decreto 91/2014 che sana l’inquinamento a mare e molto altro. C’è un’anomalia italiana che è quella di non avere avuto e di non avere un movimento Verde forte dal punto di vista elettorale come quello del Nord Europa. E’ un tema profondo questo, che evidenzia anche una differenza di visione della società e dei beni collettivi tra nord e sud Europa. Rimango profondamente convinto che a differenza del Nord Europa in Italia vi sia un deficit di etica della responsabilità. Ma la domanda è: l’Italia ha bisogno di una forza Verde, moderna e innovativa sganciata da vecchie logiche ideologiche, che sappia allearsi con chi mette al centro delle politiche di governo la conversione ecologica dell’economia e la lotta a tutte le povertà? E come deve organizzarsi e su quali basi? A questa domanda spero e auspico che si possa aprire una discussione anche critica ma propositiva per il bene del futuro del nostro paese. Mercoledì16 novembre alle ore 11 a piazza Montecitorio sarà presentato il libro dei 30 anni dei Verdi che ricorda tutte le leggi, le battaglie vecchie e nuove fatte per l’Italia. In ogni caso tanti auguri ai Verdi italiani.
E' così che si è avviato il percorso che avrebbe portato i Verdi a farsi portavoce di istanze ecologiste e di un diverso modello di sviluppo economico non basato sulla crescita illimitata e il consumo bulimico delle risorse. E come trenta anni fa, ancora oggi quegli obiettivi rimangono sostanzialmente gli stessi. Ma con la presenza politica dei Verdi si possono sicuramente sottolineare e ricordare alcuni significativi obiettivi ottenuti per l’Italia e i suoi cittadini.
L’otto novembre del 1987 grazie a un referendum sostenuto da Verdi gli italiani dicono No la nucleare portando l’Italia a chiudere le centrali nucleari. Negli anni successivi grazie all’azione dei Verdi al governo si apre una fase nuova perché con il conto energia a sostegno delle energie rinnovabili l’Italia diventerà leader in Europa nella produzione di energie pulite nonostante il tentativo di molti governi compreso l’attuale di fermare le rinnovabili. Già nel 2012 l’Italia era prima con il 39% tra i grandi paesi Ue, a pari merito con la Spagna, per quota di energia rinnovabile nella produzione elettrica, davanti a Germania 24%. Oggi la quota di energia rinnovabile nella nostra produzione elettrica ha superato il 43%.
Il 3 giugno del 1990 i Verdi promuovono il referendum contro la caccia e l’uso dei pesticidi in agricoltura. Purtroppo il referendum non raggiunse il quorum a causa della campagna astensionistica attuata dalla lobby trasversale dei cacciatori e degli armieri. Ma quei temi referendari rimangono quanto mai attuali a partire dall’urgenza di garantire cibi sani, sicuri e liberi da veleni. Con la legge quadro sui parchi la 394/1991 voluta da quel piccolo e preparato, gruppo di parlamentari Verdi, l’Italia avrà un sistema di parchi nazionali e aree marine e conseguentemente parchi regionali mettendo sotto tutela e conservazione oltre 1,5 milioni di ettari di territorio. Una straordinaria operazione ambientale. Leggi come l’abolizione della pena di morte dal codice penale militare di guerra, i primi provvedimenti legislativi antismog la n.385/ 1989, per la difesa e il riassetto del suolo, la n.183/1989, la cessazione dell’impiego dell’amianto, la nuova normativa sulla caccia la 157/92, la razionalizzazione delle norme sui rifiuti, sull’inquinamento acustico, il divieto di trasformazione urbanistica delle aree percorse da incendi, lo stop agli Ogm in agricoltura per difendere il made in Italy enogastronomico, il conto energia per le rinnovabili, l’ecobonus per le ristrutturazioni edili in vigore dal 2007. Proprio l’ecobonus, voluto dai Verdi durante l’ultimo governo Prodi, ha dato un forte impulso all’economia nazionale e all’occupazione. Questa misura, ancora oggi in vigore, nel 2015 ha prodotto investimenti per 24.106 milioni di euro equivalenti a 351mila posti di lavoro fra occupazione diretta e indotta. L’elenco è lungo e dimostra come l’azione dei Verdi sia stata propositiva e costruttiva per il progresso del paese: sono stati detti ovviamente dei No assolutamente giusti che ancora oggi vengono ribaditi, come quello sul ponte sullo Stretto di Messina , 8 miliardi di euro di risorse che dovrebbero essere invece utilizzati per la messa in sicurezza dal rischio sismico e idrogeologico dell’Italia, o il no alle folli trivellazioni petrolifere che mettono a rischio i nostri mari e le nostre terre. "I cambiamenti climatici costituiscono una delle principali sfide attuali per l’umanità" scrive Papa Francesco nella Lettera Enciclica Laudato Si’ - Sulla cura della casa comune. Il messaggio del Papa arriva in un momento in cui le conseguenze drammatiche dei cambiamenti climatici sono sempre più gravi: saranno quasi 200 milioni i profughi climatici previsti dall’Onu entro il 2050 che fuggiranno da aree desertificate, carestie e guerre per il controllo delle risorse naturali. Alle sagge parole del Papa dobbiamo fare i conti con la preoccupante elezione di Trump a presidente degli Stati Uniti d’America che nel suo programma ha messo nero su bianco di voler mettere in discussione gli accordi sul clima e di costruire un‘America intollerante verso i più deboli. Anche in Europa e in Italia gli effetti dell’inquinamento e la crisi ambientale e climatica condizionano negativamente la vita della popolazione e dell’economia. Secondo l’organizzazione mondiale della sanità (Oms) e l’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), «il costo economico dei circa 600.000 decessi prematuri e malattie provocate dall’inquinamento in Europa, raggiungevano, nel 2010, la cifra di 1.600 miliardi di dollari», ovvero 1.463 miliardi di euro. Un ammontare che equivale circa al 10% del P.i.l. dell’Unione Europea. L’Italia ha un governo che dal punto di vista delle politiche ambientali è certamente uno dei peggiori della storia della Repubblica: ha dato il via alla ripresa delle trivellazioni petrolifere, penalizzato le rinnovabili, approvato il decreto 91/2014 che sana l’inquinamento a mare e molto altro. C’è un’anomalia italiana che è quella di non avere avuto e di non avere un movimento Verde forte dal punto di vista elettorale come quello del Nord Europa. E’ un tema profondo questo, che evidenzia anche una differenza di visione della società e dei beni collettivi tra nord e sud Europa. Rimango profondamente convinto che a differenza del Nord Europa in Italia vi sia un deficit di etica della responsabilità. Ma la domanda è: l’Italia ha bisogno di una forza Verde, moderna e innovativa sganciata da vecchie logiche ideologiche, che sappia allearsi con chi mette al centro delle politiche di governo la conversione ecologica dell’economia e la lotta a tutte le povertà? E come deve organizzarsi e su quali basi? A questa domanda spero e auspico che si possa aprire una discussione anche critica ma propositiva per il bene del futuro del nostro paese. Mercoledì16 novembre alle ore 11 a piazza Montecitorio sarà presentato il libro dei 30 anni dei Verdi che ricorda tutte le leggi, le battaglie vecchie e nuove fatte per l’Italia. In ogni caso tanti auguri ai Verdi italiani.
Angelo Bonelli
lunedì 7 novembre 2016
Carapelli Inveruno. per una memoria e il testo della mozione unitaria
Venerd' 4 novembre 2016 si è svolto un corteo dal sito produttivo Carapelli al teatro Brera di Inveruno, dove si è tenuto il consiglio comunale aperto; una scena già vista, verrebbe da dire; ma ripercorriamo brevemente le vicende che dovrebbero essere ormai note
Una breve intervista prima del corteo, a seguire il video della mozione unitaria del consiglio comunale, a seguire il consiglio comunale di 3 anni fa e la mozione presentata 3 anni fa; come dire,
le istituzioni si muovono,
la percezione da "Uomo della strada" sono due:
la politica che a parte qualche eccezione, non sa cosa fare, a dir poco "stucchevoli e inappropriati" alcuni interventi nel consiglio comunale.
secondo punto, che è più di un termometro, fuori dal sito carapelli, non una bandiera o striscione che espongano e evidenzino la tragica situazione; e penso che l'aggettivo tragico sia fin troppo neutro per descrivere quello che si sta rischiano, non solo per i lavoratori ma per l'est ticino.
e il 2013
consiglio comunale aperto che illustra le criticità del settembre 2013
mercoledì 2 novembre 2016
Grazie Verdi Ambiente e Società. piccoli passi per un mondo migliore
emozionato e stanco, riporto la "sintesi" (che condivido in pieno) di
Valentina Calicchia, giovanissima, ma già, per me e non solo, una pietra miliare dell'Ecologismo Italiano; come saprete anche per me è stato un anno importante e denso, nella distante lombardia, ma dopotutto è Italia e le esperienze premiate simbolicamente, dal veneto alla campania, alla slovenia, sono la "sintesi" di un impegno a 360 gradi di VERDI AMBIENTE E SOCIETA';
ringraziandola per l'impegno e passione costante che mi fa pensare di "essere meno solo, e anzi, in ottima, ma distante compagnia", Grazie Vale!!
Da Valentina Calicchia di Verdi Ambiente e Società: "Ogni anno, dopo la cerimonia di consegna dei premi Verde Ambiente, quello che rimane, oltre la naturale stanchezza, è l'emozione e la consapevolezza di aver incontrato persone che da quel momento cambieranno il modo in cui percepisci il mondo in cui vivi. Ogni anno, cerchiamo di premiare chi, secondo criteri il più possibile oggettivi, ha lasciato un segno evidente dell'importanza dei temi che sta trattando: l'ambiente, la legalità, la storia.
Valentina Calicchia, giovanissima, ma già, per me e non solo, una pietra miliare dell'Ecologismo Italiano; come saprete anche per me è stato un anno importante e denso, nella distante lombardia, ma dopotutto è Italia e le esperienze premiate simbolicamente, dal veneto alla campania, alla slovenia, sono la "sintesi" di un impegno a 360 gradi di VERDI AMBIENTE E SOCIETA';
ringraziandola per l'impegno e passione costante che mi fa pensare di "essere meno solo, e anzi, in ottima, ma distante compagnia", Grazie Vale!!
Da Valentina Calicchia di Verdi Ambiente e Società: "Ogni anno, dopo la cerimonia di consegna dei premi Verde Ambiente, quello che rimane, oltre la naturale stanchezza, è l'emozione e la consapevolezza di aver incontrato persone che da quel momento cambieranno il modo in cui percepisci il mondo in cui vivi. Ogni anno, cerchiamo di premiare chi, secondo criteri il più possibile oggettivi, ha lasciato un segno evidente dell'importanza dei temi che sta trattando: l'ambiente, la legalità, la storia.