mercoledì 16 maggio 2018

Da Homo videns a homo smartphone. E la politica? Governata dagli algoritmi?

L'attualità del saggio "Homo videns" del Profesor Sartori è ormai evidente, e anzi, pare che la crisi si sia aggravata, quotidiani con articoli più corti, comunicazioni ridotte a un cinguettio, e conseguentemente anche la capacità di analisi e di rielaborazione, cosi superata dalla fretta, o presunta tale del web; ora ci diocno che facebook è superato, passate a istagram! osannano i nuovi guru webdipendenti, e mentre cambia l'applicazione, o anche solo, capita un aggiornamento, le funzioni "personali" che ormai si estrinsecano, sviluppano e palesano tramite questi mezzi, cambiano totalmente.

Homo smartphone?
Certo non voglio accusare o dire che sia scomodo, ma solo, ricordare che la tecnologia non è neutra, e come per i primi periodi delle home di facebook alcuni pensavano che le home "fossero UGUALI PER TUTTI", ora qualcosa pare si stia movendo, nel comprendere che si tratta di "bolle" e "profilizzazioni iperspecifiche, volte al consumo o al controllo".


Prima di iniziare a sviluppare gli argomenti, vorrei condividere con voi, un breve Caffè che ci ha regalato Massimo Gramellini, sempre puntuale e pungente al punto giusto.
Anche le monache di clausura potranno usare i social, purché lo facciano con discrezione e sobrietà. Lo ha deciso il Vaticano modernista di papafrancesco.com. Il provvedimento colma una grave lacuna, dal momento che le suore erano gli ultimi abitanti del pianeta a non avere ancora messo «mi piace» a una foto di Chiara Ferragni. Ora potranno rimediare con «discrezione e sobrietà», parole che associate all’esibizionismo esistenziale dei social fanno tenerezza. Come dire: attaccatevi alla bottiglia, ma solo per fare gli sciacqui.
Si aprono prospettive interessanti. Gruppi di discussione animati da suore vegane e da novizie favorevoli alle scie chimiche. Badesse iscritte alla piattaforma Rousseau per votare il contratto di governo del Movimento Tu-scendi-dalle-stelle. Competizioni tra conventi per stabilire quale santa abbia più «followers». E mentre la web-monaca di Monza, stufa di farsi dei selfie con Lucia Mondella, risponderà a Egidio attraverso l’applicazione Tinder («E la sventurata chattò»), le suore passatiste che intendono continuare a pregare in santa pace dovranno aprire una pagina apposita su Facebook.
Che vita meravigliosa le attende. Isolate in uno spazio chiuso senza rapporti diretti con l’esterno, ingobbite tutto il giorno dietro a una tastiera, intente a comunicare con persone che non vedono… 
Un momento: non è che le nuove monache di clausura siamo noi?

Ma arriviamo alla Politics, con un salto nel passato, che pare remoto, 15 anni fa;

Il ruolo che hanno esercitato e ancora esercitano le televisioni, ma anche il monopolio e gestione del web, come la vicenda #cambridgeanalitica ha recentemente mostrato, ci impongono di domandarci e lavorare immediatamente per dare una normativa per tutelare la libertà di espressione del web, e tutelare chi "subisce" inconsapevolmente le home profilate ad hoc e come testimoniato dalla vicenda #cambridgeanalitica "plasmate".
click su Cultura. democrazia. web, una riflessione non scontata.
Crisi della democrazia
A partire dal 2009 l’irruzione del Google Page Rank (risultati più adatti al singolo utente) segna l’inizio dell’“era della personalizzazione” della Rete.
“In un’epoca in cui le informazioni condivise sono alla base di esperienze condivise, la bolla dei filtri è una forza centrifuga che ci divide”. 
E quasi mai siamo realmente consapevoli (o non siamo consapevoli fino in fondo) di “vivere in una bolla”. (Parisier)

I social network aiutano le bolle a combinarsi in una sorta di “tribalizzazione autoreferenziali che esprimono posizioni estreme che si autoconfermano (si scelgono amici in larga parte vicini al medesimo schieramento) radicalizzandosi e trascurando la veridicità delle informazioni.
Questo ci fa perdere la capacità di ascoltare, facoltà cruciale della democrazia.
Obama,nel 2017, l'ha spiegato così:
“Per troppi di noi è diventato più sicuro ritirarsi nelle proprie bolle […], circondati da persone che ci assomigliano e che condividono la nostra medesima visione politica e non sfidano mai le nostre posizioni. […] E diventiamo progressivamente tanto sicuri nelle nostre bolle, che finiamo con l’accettare solo quelle informazioni, vere o false che siano, che si adattano alle nostre opinioni, invece di basare le nostre opinioni sulle prove che ci sono là fuori”

F.C. Concordo e la bolla non ci fa percepire una alienazione tanto della nostra identità, profilata ed eterodefinita, quanto una riduzione delle capacità cognitive, si 'surfa' e si disimpara e si soffre ogni approfondimento, sia di intensità concettuale che di tempo.
Con lo sviluppo del deep learning e dei sistemi che apprendono ci sarà anche una ( parziale?) cessione della responsabilità decisionale. La cosa non riguarda la domotica, l'infomobilità o l'innaffiatura a distanza. A iniziare dalla scuola occorre sviluppare una consapevolezza digitale, insieme a tutte le modalità di apprendimento con esperienze sensoriali dirette e una piena relazione mente-corpo-natura accompagnate da una relazione discreta e critica per decodificare le informazioni e non scambiarle per conoscenza.

G.R. aggiungerei il 'controllo totale' e 'altalena emozionale' per i più impreparati tramite le bacheche e notizie


15 anni fa, il video sotto fece #storia in tutta #europa;
clicca per il video 2 luglio 2003 Strasburgo Parlamento Europeo
ad oggi, pare che un accordo per un eventuale governo, veda il "dimenticarsi" la vicenda del "conflitto d'interessi".
Ripercorriamo brevemente quello che avvennne 15 anni fa.
"Il parlamento di Strasburgo, il 2 luglio 2003, in occasione della cerimonia di insediamento del semestre italiano di presidenza dell'Unione Europea. Il filmato si apre con l'intervento di Martin Schulz, della Spd tedesca, che sottolinea la sua preoccupazione per la presenza della Lega al governo, chiede a Berlusconi di portare finalmente in porto le leggi sul processo europeo, sul mandato di cattura, sul riconoscimento dei documenti, aggiungendo anche che il presidente del Consiglio italiano siede su quella poltrona solo grazie alle lungaggini burocratiche delle sue vicende giudiziarie."

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