Sono stato sollecitato e stuzzicato da un dibattio fasbucchiano a dire la mia su questo tema: il tema della consapevolezza alimentare.
pre,premessa avevo appena pubblicato sulla mia pagina pubblica di facebook questo articolo
SEMPRE PIù VERDE A TAVOLA, LA SCELTA VEGETARIANA DEI PREMI NOBEL
http://www.stoccolmaaroma.it/2017/la-scelta-vegetariana-dei-nobel/
Premessa, il tutto nasce da un articolo gravemente offensivo verso chi coraggiosamente compie la scelta vegan; da quell'articolo che paradossalmente attribuisce ai vegan le cause dell'accelerazione capitalista, verso monoculture etc, partendo dal folle assunto che i "vegani" si nutrano di avocado, anacardi e soja, quando da ecologista e ecoattivista, nonchè promotore da 15 anni di iniziative per la "consapevolezza alimentare" e per promuovere "stili di vita nel rispetto dell'ambiente e di tutti gli esseri viventi", ricordo bene che forse in una sola iniziativa, abbiamo consumato del Tofu, cioè un alimento a base di soja.
Un altro elemento per sgomberare subito il campo da equivoci e evidenziare la malafede dell'autore dello pseudoarticolo e che l'autore evidenzia, come la scelta Veg, e Vegan, sia ormai alla ribalta e vi siano anche personaggi di spicco che la promuovono;
va di ricordare che Tolstoj e tanti altri hanno promosso questa scelta, anche i maggiori atleti del secolo scorso.
Personalmente, quando mi chiedono:
"perchè dei vegetariano?" (o nei periodi Vegan, idem, "perchè sei Vegan?")
La strategia per la risposta è: "sarebbe troppo lungo da spiegare, in parte furono motivazioni etiche, motivazioni politiche e sociali, poi, ovviamente quelle della salute, visto che la reazione del corpo quando si eliminano i cibi animali è come per un fumatore quando smette di fumare, pare tutto nuovo e più funzionale".
La chiudo bruscamente qua, invitando, a brevi periodi di cambio di abitudini alimentari e passo oltre, al vero motivo che mi spinge a scrivere e dedicare spazio a questo tema.
Etica o etichetta?
Viviamo il periodo dell'etichetta, del "tacciare", definire e catalogare, senza conoscere, senza voler conoscere e come dall'articolo citato, senza capire o meglio, per denigrare e ridicolizzare;
nella discussione di facebook, non potevo evitare di chiedermi se al "potere" dia più fastidio la scelta di una alimentazione consapevole o la scelta di muoversi in bicicletta; possiamo tranquillamente aggiungere, tra i meccanismi di sussunzione, come dalla "economia del dono", ancestrale in molte società del passato o comunque, "nascoste", si banalizzi il tutto una economia "sharing", tradotta brutalmente in economia della condivisione, ma comunque "prezzata".
Benissimo, penso che su questi temi, di filosofia e di alimentazione potrei scriverne per ore e ore, ma preferisco, pensando alla mia "luminosissima" professoressa di Filosofia politica, salutarVi con una sua battuta e soprattutto sperando di averVi indotto a farvi domande e a non prendere mai nulla per buono o negativo a priori.
"Etica o etichetta?
e cos'è l'etichetta se non una piccola etica che si pone solo come strumento pregiudizievole?!"
G.R.R.
nota, articoli a cui si riferiscono le considerazioni
vita-di-un-vegano-non-etica/ articolo antivegan
a seguire due testi on line di risposta
http://www.medicinapiccoledosi.it/ambiente/perche-non-ce-nulla-etico-nella-vita-matteo-lenardon/
post scrittum, aprirei una riflessione anche sullo strapotere dell'algoritmo che decide cosa vedere e cosa no.
Perché non c’è nulla di etico in quell’articolo sui vegani
Chiedo venia per il papiro, scritto male causa giornata a base di frigne di mio figlio, ma c'è un articolo brutto che gira tra molti miei contatti, e sono un po' dispiaciuto nel vedere persone che ritengo brillanti cadere vittima in buona fede di un simile pozzo nero di disinformazione. Visto che ci si cade tutti prima o poi, no hard feelings e spero di far cosa gradita.
Riassumendo l'articolo per chi non lo avesse letto (
http://thevision.com/scienza/vita-d... ): su una nuvoletta di sarcasmo dopo l'altra l'autore prende la parte più scema dei vegans (eh, una conduttrice con l'aria da dumb blonde fa la vegana: vaghissimo sessismo implicito a parte se ne dovrebbe dedurre che tutti i vegani sono scemi come l'acqua, immagino? L'avvelenamento del pozzo dovrebbe essere ovvio fin da qui) fino a estrarre un ricettario vegan a casaccio -che diventa magicamente "ricettario-bibbia della comunità vegana italiana". Da qui si selezionano accuratamente dalle ricette quei vegetali che hanno contemporaneamente un eco hipster (quinoa, soia, anacardi, avocado, etc.) le cui pratiche di coltivazione sarebbero problematiche dal punto di vista ambientale e/o etico, per arrivare al prevedibile HAHA CHECKMATE VEGANI.
Io sono vegano circa quanto un gatto, e ho cenato con un bucket di pollo fritto da KFC solo 48 ore fa, ma questo non significa che bisogni buttare via l'onestà intellettuale. Spoiler alert: praticamente TUTTE le coltivazioni soffrono qua e là di problemi etici: senza scomodare paesi esotici, basti vedere il famigerato discorso raccoglitori di pomodori nel sud Italia. Però i pomodori non sono un cibo buffo da ricettario dei veggie bar da modella di Instagram, sono il condimento-base di pizza e pasta di generazioni di rudi e razionalissimi carnivori italiani, ergo l'autore si guarda bene dal citare la questione. Idem per cose banalissime come il riso ( cfr.
https://www.economist.com/news/asia... per esempio) e mille altre coltivazioni. E, sì, non ho dubbi che la crescita nell'utilizzo e l'aumento di coltivazioni di avocado, mandorle e compagnia porti a problemi etici ed ecologici, come per *qualsiasi* pianta coltivata, non foss'altro perché hanno bisogno di acqua e terreno e il sistema economico e politico in vigore nel mondo fa sì che se la gente vuole gli avocado (o le banane, o i pomodori) a basso prezzo, allora fuck everything e si brasa tutto per avere quel prodotto. Una delle poche affermazioni ragionevoli dell'articolo è infatti che la vera alternativa etica, da questo punto di vista, è non mangiare nulla. Resta il problema che i vegan, che io sappia (o almeno i vegan ragionevoli) non millantano che il loro cibo sia etico *in assoluto*. Semmai, essendo quasi sempre antispecisti ritengono una scelta etica il non nutrirsi di carne di animali, all'incirca per lo stesso motivo per noi cui non-vegani non ci nutriamo di carne di bambini o di impiegati del catasto: li riteniamo soggetti etici che non è ammissibile sventrare e divorare, a prescindere dal resto. Possiamo pensare quel che vogliamo dell'antispecismo ma bisognerebbe perlomeno aver letto qualcosa al riguardo (a partire da "
Practical Ethics" di Singer) prima di ridergli in faccia.
E quindi, la tragedia delle sgusciatrici di anacardi e le altre elencate sono tanto serie e interessanti quanto irrilevanti al problema. A meno di dati che mi dimostrino il contrario 1)sospetto che i vegani rappresentino una scarsissima minoranza dei consumatori di anacardi/avocado/mandorle 2)non sei obbligato a mangiare anacardi (e neanche quinoa o mandorle o avocado, e probabilmente neppure soia) per essere vegan e mantenere un'alimentazione equilibrata.
Quanto al discorso ambientale, se questo articolo volesse fare informazione non andrebbe a fare cherry-picking per darti informazioni parziali, come fa lamentando che se mangiassimo tutti soia invece di carne aumenterebbe la superficie arata. Andrebbe a cercare quali tipi di alimentazione sono ecologicamente più o meno sostenibili, e quoterebbe correttamente le sue fonti. Per esempio, lo studio del WWF che cita, con la sicurezza che nessuno va a leggersi l'abstract, scrive (
https://dspace.lib.cranfield.ac.uk/... ):
"A vegetarian diet (with dairy and eggs), a 66% reduction in livestock product consumption, and the adoption of technology to reduce nitrous oxide emissions from soils and methane from ruminants are measures that each have the potential to reduce direct supply chain emissions by 15-20%. Modifying consumption has a particularly important role to play and consumption measures offer opportunities for reductions that could be implemented in the near future. In addition, consumption measures align with other public policies, particularly health. A switch from red to white meat will reduce supply chain emissions by 9% but this would increase our reliance on imported soy meal substantially. Our analysis indicates that the effect of a reduction in livestock product consumption on arable land use (which is a critical component of the link with deforestation) will depend on how consumers compensate for lower intakes of meat, eggs and dairy products. A switch from beef and milk to highly refined livestock product analogues such as tofu and Quorn could actually increase the quantity of arable land needed to supply the UK. In contrast, a broad-based switch to plant based products through simply increasing the intake of cereals and vegetables is more sustainable. We estimate that a 50% reduction in livestock production consumption would release about 1.6 Mha of arable land (based on the yield of crops supplying the UK) used for livestock feed production. This would be offset by an increase of about 1.0 Mha in arable land needed for direct crop consumption (based on UK yields). In addition to the release of arable land, between 5 and 10 Mha of permanent grassland would be available for extensification, other uses, or re-wilding."
Quindi sì, se non sostituisci TUTTA la carne oggi consumata con del tofu (e non ne hai assolutamente bisogno) mangiare vegetariano/vegano è MEGLIO, dal punto di vista del rilascio di terre arabili.
Quanto alle emissioni di CO2, gran parte della letterature è concorde che una dieta ad altissimo contenuto vegetale sia quella piu sostenibile. Ci verrebbe di mezzo un po' di pesce, almeno secondo alcune fonti: peccato che il pesce abbia altri problemi ecologici. Cfr.
http://ajcn.nutrition.org/content/8...
"Beef is the least efficient way to produce protein, less efficient than vegetables that are not recognized for their high protein content, such as green beans or carrots. The most climate-efficient way to consume protein is to eat a mixture of cereals, legumes, and fish caught in a fuel-efficient way (see Figure 1). Unfortunately, the fish stock is under severe threat with many stocks that are over- or fully exploited (17), leaving environmentally conscious consumers with mainly vegetarian alternatives."
"Results show that, for the combined differential production of 11 food items for which consumption differs among vegetarians and nonvegetarians, the nonvegetarian diet required 2.9 times more water, 2.5 times more primary energy, 13 times more fertilizer, and 1.4 times more pesticides than did the vegetarian diet. The greatest contribution to the differences came from the consumption of beef in the diet.”
Si potrebbe andare avanti; la questione è complessa, per carità, e ci sono numerosi margini di discussione accademica (a partire dalle ricadute economiche, e da quelle nutrizionali sulle classi economicamente più deboli, ad esempio). Ma non è fare debunking scientifico che mi interessa. Sono altre due cosette che vorrei invece buttare sul piatto.
La prima è che bisognerebbe studiare bene (se già non è stato fatto) il disprezzo che certi segmenti esternano verso i vegani -disprezzo che serpeggia in gran parte tra segmenti del pubblico che spesso si piccano di essere "razionali"- e il virtue signalling in merito. Perculare vegani sembra una specie di badge per segnalare al prossimo di stare da una certa parte, dove "parte" è un frame ideologico dove la patina di razionalpositivismo non è che un paletto tribale intorno al quale raccogliersi.
La seconda è che questo articolo non è semplicemente difettoso o di parte. Questo è un hatchet job dove si isolano informazioni dal loro reale contesto per porle in una narrativa che cerca di rassicurarti che quelli che mangiano piante sono tutti hippies scemi e tu che mangi wurstel sei uno figo e razionale e intelligente. Ci sono molte discussioni sensate e molte cose che si potrebbero dire pro o contro l'essere vegani, ma questo articolo non serve a ciò. Non è informazione. È una roba brutta, una roba sbagliata, una roba preoccupante. Non è neanche propaganda: è fondamentalmente un modo per rafforzare il reciproco consenso lisciando una narrazione interna di pancia, patinandola male di dati e di rispettabilità. È una roba fatta esclusivamente per essere rimpallata, condivisa e creare una trincea ideologica al di là di qualunque volontà di analisi reale dei fatti. È peggio delle fake news, perché non c'è nulla di banalmente "fake", c'è un metodo Travaglio di distorsione ad arte fatta escludendo contesti e suggerendone altri per creare una narrazione ad arte da una serie di dati disgiunti. Non è diverso da più o meno sapienti distorsioni che si fanno su vaccini, trivelle, ogm, climate change e così via. Solo che, siccome questo specifico frame ideologico è condiviso da molte persone che sono (o vorrebbero essere) normalmente razionali e intelligenti, le frega facilmente. Perché tutti noi siamo esseri umani, e se vediamo una narrativa a noi perfettamente congeniale facciamo cadere rapidamente le difese cognitive che dovrebbero metterci sull'attenti.
È un meccanismo che esiste da sempre e che esisterà sempre, per carità, niente mala tempora currunt. Solo vi prego di tenere a mente l'onestà intellettuale, e di esigerla sopratutto quando qualcosa pare supportare la nostra visione del mondo. Ci facciamo tutti un favore, soia o roastbeef non importa.
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