lunedì 21 agosto 2017

23 agosto 1927 Sacco e Vanzetti. 90 anni dalla morte e 40 dal proclama di Dukakis

Bartolomeo Vanzetti e Nicola Sacco
Pubblico un "copia e incolla" e la canzone di Joan Baez e Ennio Morricone, anche nella versione di Gianni Morandi, perchè:
La loro storia non è solo una tragica ingiustizia commessa nel passato da un’America travolta dalla crisi economica degli anni 20 e dalla “paura degli altri”, ma la si declina al presente, di fronte agli odierni drammi dell’emigrazione, dell’intolleranza, del razzismo quando il “diverso” diventa nemico, quando di fronte alla fuga dalla guerra e dalla violenza si erigono nuovi muri
.
Joan Baez Here's to you Nick and Bart
Gianni Morandi ho visto un film a Nick e Bart clicca per la canzone

dal sito di http://www.torremaggiore.com
Pochi minuti dopo la mezzanotte del 23 agosto 1927 nel penitenziario di CHARLESTON nel MASSACHUSETTS, Nicola SACCO e Bartolomeo VANZETTI persero la vita: furono “giustiziati” per un delitto che non avevano commesso. Cinquant’anni dopo, nell’agosto del 1977, il Governatore del Massachusetts Michael DUKAKIS (grazie al lavoro di revisione del processo promosso dal Comitato Internazionale per la Riabilitazione, presieduto da Umberto TERRACINI, dopo la grande indignazione mondiale suscitata dal celebre film di Giuliano MONTALDO) dichiarò in un proclama “che ogni stigma ed onta vengano per sempre cancellate dai nomi di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, dai nomi delle loro famiglie e discendenti”.
Sacco e Vanzetti emigrarono negli Stati Uniti nel 1908, partendo il primo da Napoli e il secondo da Le Havre in Provenza. 

Pur essendo due valenti lavoratori fin da subito subirono le offese e i soprusi per la solo colpa di essere immigrati, per di piùitaliani, anarchici che si spendevano a difesa dei diritti dei lavoratori, senza mai ricorrere all’uso della violenza.
L’accusa di aver commesso un duplice omicidio, per rapina nell’aprile del 1920 con il conseguente loro arresto, fece iniziare un lungo e interminabile iter processuale che durerà sette anni, durante i quali in tutti i paesi democratici del mondo milioni di persone si schierarono al loro fianco.
Nonostante la palese evidenza della loro innocenza nulla impedì allo stato del Massachusetts di togliere la vita ai due lavoratori italiani.
La loro storia non è solo una tragica ingiustizia commessa nel passato da un’America travolta dalla crisi economica degli anni 20 e dalla “paura degli altri”, ma la si declina al presente, di fronte agli odierni drammi dell’emigrazione, dell’intolleranza, del razzismo quando il “diverso” diventa nemico, quando di fronte alla fuga dalla guerra e dalla violenza si erigono nuovi muri.
Lo aveva già compreso il governatore Michael  Dukakis quasi quarant’anni fa quando nel suo proclama scrisse che “che il processo e l’esecuzione di Sacco e Vanzetti dovrebbe far ricordare ai popoli civili del costante bisogno di munirsi contro la nostra suscettibilità al pregiudizio, della nostra intolleranza per idee eterodosse, e del nostro insuccesso nel difendere i diritti di persone considerate straniere in mezzo a noi (…) la sorte di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti sia meditata da tutti coloro che hanno a cuore la tolleranza, la giustizia e la comprensione umana.”
Ricordare oggi Sacco e Vanzetti significa sottolineare che il rispetto della dignità umana non può essere abdicato innanzi al colore della pelle, alla provenienza geografica, all’appartenenza religiosa, politica o di genere.
La loro vicenda, inoltre, è diventata per il mondo intero il simbolo della ingiustizia della pena di morte come condanna irreversibile che non consente la riparazione dell’errore giudiziario ed è quanto mai attuale per il modo paradigmatico con cui evidenzia il clima di intolleranza e di odio dei cosiddetti integrati contro i diversi, per razza, religione, convinzione ideologiche.
In occasione del 90° anniversario dell’esecuzione di Sacco e Vanzetti e del 40° anniversario della loro Riabilitazione e del loro Riscatto si è costituito un Comitato Nazionale per le Celebrazioni, che ha elaborato un programma di iniziative multimediali con lo scopo di svolgere un’azione di sensibilizzazione per:
1.         L’abolizione della pena di morte in tutti i Paesi del Mondo
2.         L’affermazione della Cultura e della Pratica dell’integrazione sociale, della tolleranza, del rispetto reciproco tra uomini e donne, indipendentemente dalle diversità di età, sesso, censo, razza, religione, convinzioni ideologiche e filosofiche, diverse abilità fisiche e/o sensoriali, per favorire il completo sviluppo ed il pieno inserimento nella società civile, ad ogni livello, di tutti i cittadini, con conseguente rimozione di qualsiasi ostacolo, difficoltà e/o pregiudizio lesivo degli interessi e dei diritti degli stessi, anche con riferimento alle proprie condizioni personali e familiari;
3.         La promozione e la valorizzazione della dignità dell’Uomo e della Donna, in quanto cittadini del Mondo, coabitanti di un Pianeta che è di tutti e per tutti, secondo i principi della pari opportunità, della libera circolazione delle Idee, nel rispetto delle regole della convivenza civile e dei diritti delle generazioni successive.
Nell’ambito delle iniziative in programma il SACCO E VANZETTI MEMORIAL DAY 2017, che si terrà a Torremaggiore, paese natale di Nicola SACCO il 23 agosto prossimo a 90 anni dall’esecrabile delitto di Stato, sarà un’occasione per non dimenticare tutti i Sacco e Vanzetti del mondo, sarà un’opportunità duplice di testimonianza della storia dei nostri due connazionali e di divulgazione di tutte quelle storie di violazione dei diritti umani che, ancora oggi, accadono nel mondo, grazie ad un impegnativo PROGETTO NAZIONALE attuato con  ETICAARTE, l’Archivio storico Enrico Appetito, la Nazionale Italiana Cantanti, Senza Dubbi, Amnesty International Italia e Nessuno Tocchi Caino.
per saperne di più, da wikipedia
Sacco di professione faceva l'operaio in una fabbrica di scarpe, mentre Vanzetti, che gli amici chiamavano Tumlin, dopo aver a lungo girovagato negli Stati Uniti facendo i più svariati lavori, rilevò da un italiano un carretto per la vendita del pesce. Fece questo lavoro per pochi mesi. I due vennero arrestati, processati e giustiziati sulla sedia elettrica negli Stati Uniti negli anni venti, con l'accusa di omicidio di un contabile e di una guardia del calzaturificio «Slater and Morrill» di South Braintree.
Sulla loro colpevolezza vi furono molti dubbi già all'epoca del loro processo; a nulla valse la confessione del detenuto portoghese Celestino Madeiros, che scagionava i due. I due furono uccisi sulla sedia elettrica il 23 agosto 1927 nel penitenziario di Charlestown, presso Dedham.
A cinquant'anni esatti dalla loro morte, il 23 agosto 1977 Michael Dukakis, governatore dello Stato del Massachusetts, riconobbe ufficialmente gli errori commessi nel processo e riabilitò completamente la memoria di Sacco e Vanzetti.

L'incontro

Nicola Sacco viaggia sulla motonave «Romanic» verso gli Stati Uniti d'America e giunge a Boston il 12 aprile del 1909; Bartolomeo Vanzetti raggiunge invece New York su «La Provence» il 19 giugno 1908, quando ha vent'anni:[1] i due non si conoscono. Vanzetti, al processo, descriverà così l'esperienza dell'immigrazione: "Al centro immigrazione ebbi la prima sorpresa. Gli emigranti venivano smistati come tanti animali. Non una parola di gentilezza, di incoraggiamento, per alleggerire il fardello di dolori che pesa così tanto su chi è appena arrivato in America". E in seguito scrisse: "Dove potevo andare? Cosa potevo fare? Quella era la Terra Promessa. Il treno della sopraelevata passava sferragliando e non rispondeva niente. Le automobili e i tram passavano oltre senza badare a me".
Sacco nacque a Torremaggiore, in provincia di Foggia, il 22 aprile del 1891 da una famiglia di produttori agricoli e commercianti di olio e vino. Trovò lavoro in una fabbrica di calzature a Milford dove, nel 1912, sposò Rosina Zambelli, con la quale andò ad abitare in una casa con giardino ed ebbe un figlio, Dante, e una figlia, Ines. Lavorava sei giorni la settimana, dieci ore al giorno. Nonostante ciò, partecipava attivamente alle manifestazioni operaie dell'epoca, attraverso le quali i lavoratori chiedevano salari più alti e migliori condizioni di lavoro. In tali occasioni teneva spesso dei discorsi. A causa di queste attività fu arrestato nel 1916.
Vanzetti nacque a Villafalletto, in provincia di Cuneo, l'11 giugno del 1888,[2] primogenito dei quattro figli di Giovanni Battista Vanzetti (1849-1931), modesto proprietario terriero e gestore di una piccola caffetteria, e di Giovanna Nivello (1862-1907). Pur non vivendo in ristrettezze economiche, a spingerlo ad emigrare negli Stati Uniti furono soprattutto l'improvvisa e tragica morte dell'amata madre, che lo portò quasi alla follia, e probabilmente una consuetudine familiare (anche il padre era stato emigrante per un breve periodo, dal 1881 al 1883 in California). Fece molti lavori, prendendo tutto ciò che gli capitava. Lavorò in varie trattorie, in una cava, in un'acciaieria e in una fabbrica di cordami, la Plymouth Cordage Company. Spirito libero e indipendente, era un avido lettore soprattutto delle opere di MarxDarwinHugoGorkijTolstojZola e Dante. Nel 1916 guidò uno sciopero contro la Plymouth e per questo motivo nessuno volle più dargli un lavoro. Più tardi, nel 1919, si mise in proprio facendo il pescivendolo.
Fu in quell'anno, il 1916, che Sacco e Vanzetti si conobbero ed entrarono entrambi a far parte di un gruppo anarchico italo-americano. Allo scoppio della Grande Guerra, tutto il collettivo fuggì in Messico per evitare la chiamata alle armi, poiché per un anarchico non c'era niente di peggio che uccidere o morire per uno Stato. Nicola e Bartolomeo fecero ritorno nel Massachusetts al termine del conflitto, non sapendo però di essere stati inclusi in una lista di sovversivi compilata dal Ministero di Giustizia, così come di essere pedinati dagli agenti segreti statunitensi. Nella stessa lista era incluso anche un amico di Vanzetti, il tipografo Andrea Salsedo, originario dell'isola di Pantelleria. Questi, il 3 maggio del 1920, fu trovato spiaccicato al suolo alla base del grattacielo di New York dove al quattordicesimo piano aveva sede il Boi (Bureau of Investigation), dove Salsedo era tenuto prigioniero ormai da lungo tempo, illegalmente, con Roberto Elia.
Vanzetti organizzò un comizio, su invito di Carlo Tresca, per protestare della vicenda, comizio che avrebbe dovuto avere luogo a Brockton il 9 maggio, ma insieme a Sacco venne arrestato prima, perché trovati in possesso entrambi di una rivoltella e Vanzetti di alcuni appunti da destinarsi alla tipografia per l'annuncio del comizio di Brockton. Pochi giorni dopo furono accusati anche di una rapina avvenuta a South Braintree, un sobborgo di Boston, poche settimane prima del loro arresto; in tale occasione erano stati uccisi a colpi di pistola il cassiere della ditta (il calzaturificio «Slater and Morrill») e una guardia giurata.

Verdetto condizionato
Alla base del verdetto di condanna, a parere di molti, vi furono da parte di polizia, procuratori distrettuali, giudice e giuria pregiudizi, una forte volontà di perseguire una politica del terrore suggerita dal ministro della giustizia Palmer e culminata nella vicenda delle espulsioni.
Sotto questo aspetto, Sacco e Vanzetti venivano considerati due agnelli sacrificali, utili per testare la nuova linea di condotta contro gli avversari del governo. Erano infatti immigrati italiani con una comprensione imperfetta della lingua inglese; erano inoltre note le loro idee politiche radicali. Il giudice Webster Thayer li definì senza mezze parole due bastardi anarchici. Il Governatore del Massachusetts Alvan T. Fuller, che avrebbe potuto impedire l'esecuzione, rifiutò infine di farlo, dopo che un'apposita commissione da lui istituita per riesaminare il caso riaffermò le motivazioni della sentenza di condanna.
Si trattava di un periodo della storia statunitense caratterizzato da un'intensa paura dei comunisti, la paura rossa del 1917-1920. Né Sacco né Vanzetti si consideravano comunisti ed inoltre Vanzetti non aveva nemmeno precedenti con la giustizia, ma i due erano conosciuti dalle autorità locali come militanti radicali che erano stati coinvolti in scioperi, agitazioni politiche e propaganda contro la guerra.

Dall'ultimo discorso di Vanzetti alla corte prima della pronuncia della sentenza
Sacco e Vanzetti si ritenevano vittime del pregiudizio sociale e politico. Vanzetti, in particolare, ebbe a dire rivolgendosi per l'ultima volta al giudice Thayer:
« Io non augurerei a un cane o a un serpente, alla più bassa e disgraziata creatura della Terra — non augurerei a nessuna di queste ciò che ho dovuto soffrire per cose di cui non sono colpevole. Ma la mia convinzione è che ho sofferto per cose di cui sono colpevole. Sto soffrendo perché sono un anarchico, e davvero io sono un anarchico; ho sofferto perché ero un Italiano, e davvero io sono un Italiano [...] se voi poteste giustiziarmi due volte, e se potessi rinascere altre due volte, vivrei di nuovo per fare quello che ho fatto già. »
(dal discorso di Vanzetti del 9 aprile 1927, a Dedham, Massachusetts[3])

Dall'epistolario di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti:
« Ricordati sempre, Dante, della felicità dei giochi non usarla tutta per te, ma conservane solo una parte (...) aiuta i deboli che gridano per avere un aiuto, aiuta i perseguitati e le vittime, perché questi sono i tuoi migliori amici; son tutti i compagni che combattono e cadono come tuo padre e Bartolo, che ieri combatté e cadde per la conquista della gioia e della libertà per tutti e per i poveri lavoratori »
(Nicola Sacco, al figlio Dante - 1927)
« Mai, vivendo l'intera esistenza, avremmo potuto sperare di fare così tanto per la tolleranza, la giustizia, la mutua comprensione fra gli uomini. »
(Bartolomeo Vanzetti, alla giuria che lo condannò alla pena di morte)
« Sì, Dante mio, essi potranno ben crocifiggere i nostri corpi come già fanno da sette anni: ma essi non potranno mai distruggere le nostre idee, che rimarranno ancora più belle per le future generazioni a venire. »
(Nicola Sacco, al figlio Dante - 1927)


Nessun commento:

Posta un commento