Bartolomeo Vanzetti e Nicola Sacco |
La loro storia non è solo una tragica ingiustizia commessa nel passato da un’America travolta dalla crisi economica degli anni 20 e dalla “paura degli altri”, ma la si declina al presente, di fronte agli odierni drammi dell’emigrazione, dell’intolleranza, del razzismo quando il “diverso” diventa nemico, quando di fronte alla fuga dalla guerra e dalla violenza si erigono nuovi muri
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Joan Baez Here's to you Nick and Bart
Gianni Morandi ho visto un film a Nick e Bart clicca per la canzone
dal sito di http://www.torremaggiore.com
Pochi minuti dopo la mezzanotte del 23 agosto 1927 nel penitenziario di CHARLESTON nel MASSACHUSETTS, Nicola SACCO e Bartolomeo VANZETTI persero la vita: furono “giustiziati” per un delitto che non avevano commesso. Cinquant’anni dopo, nell’agosto del 1977, il Governatore del Massachusetts Michael DUKAKIS (grazie al lavoro di revisione del processo promosso dal Comitato Internazionale per la Riabilitazione, presieduto da Umberto TERRACINI, dopo la grande indignazione mondiale suscitata dal celebre film di Giuliano MONTALDO) dichiarò in un proclama “che ogni stigma ed onta vengano per sempre cancellate dai nomi di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, dai nomi delle loro famiglie e discendenti”.
Sacco
e Vanzetti emigrarono negli Stati Uniti nel 1908, partendo il primo
da Napoli e il secondo da Le Havre in Provenza.
Pur essendo due
valenti lavoratori fin da subito subirono le offese e i soprusi per
la solo colpa di essere immigrati, per di piùitaliani, anarchici che
si spendevano a difesa dei diritti dei lavoratori, senza mai
ricorrere all’uso della violenza.
L’accusa
di aver commesso un duplice omicidio, per rapina nell’aprile del
1920 con il conseguente loro arresto, fece iniziare un lungo e
interminabile iter processuale che durerà sette anni, durante i
quali in tutti i paesi democratici del mondo milioni di persone si
schierarono al loro fianco.
Nonostante
la palese evidenza della loro innocenza nulla impedì allo stato
del Massachusetts di togliere la vita ai due lavoratori italiani.
La
loro storia non è solo una tragica ingiustizia commessa
nel passato da un’America travolta dalla crisi economica degli anni
20 e dalla “paura degli altri”, ma la si declina al
presente, di fronte agli odierni drammi dell’emigrazione,
dell’intolleranza, del razzismo quando il “diverso” diventa
nemico, quando di fronte alla fuga dalla guerra e dalla violenza si
erigono nuovi muri.
Lo
aveva già compreso il governatore Michael Dukakis quasi
quarant’anni fa quando nel suo proclama scrisse che “che il
processo e l’esecuzione di Sacco e Vanzetti dovrebbe far ricordare
ai popoli civili del costante bisogno di munirsi contro la nostra
suscettibilità al pregiudizio, della nostra intolleranza per
idee eterodosse, e del nostro insuccesso nel difendere i diritti di
persone considerate straniere in mezzo a noi (…) la sorte di Nicola
Sacco e Bartolomeo Vanzetti sia meditata da tutti coloro che hanno a
cuore la tolleranza, la giustizia e la comprensione umana.”
Ricordare
oggi Sacco e Vanzetti significa sottolineare che il rispetto della
dignità umana non può essere abdicato innanzi al colore
della pelle, alla provenienza geografica, all’appartenenza
religiosa, politica o di genere.
La
loro vicenda, inoltre, è diventata per il mondo intero il
simbolo della ingiustizia della pena di morte come condanna
irreversibile che non consente la riparazione dell’errore
giudiziario ed è quanto mai attuale per il modo
paradigmatico con cui evidenzia il clima di intolleranza e di odio
dei cosiddetti integrati contro i diversi, per razza, religione,
convinzione ideologiche.
In
occasione del 90° anniversario dell’esecuzione di Sacco e
Vanzetti e del 40° anniversario della loro Riabilitazione e del
loro Riscatto si è costituito un Comitato Nazionale per le
Celebrazioni, che ha elaborato un programma di iniziative
multimediali con lo scopo di svolgere un’azione di
sensibilizzazione per:
1.
L’abolizione della pena di morte in tutti i Paesi del Mondo
2.
L’affermazione della Cultura e della Pratica dell’integrazione
sociale, della tolleranza, del rispetto reciproco tra uomini e donne,
indipendentemente dalle diversità di età, sesso, censo, razza,
religione, convinzioni ideologiche e filosofiche, diverse
abilità fisiche e/o sensoriali, per favorire il completo
sviluppo ed il pieno inserimento nella società civile, ad ogni
livello, di tutti i cittadini, con conseguente rimozione di qualsiasi
ostacolo, difficoltà e/o pregiudizio lesivo degli interessi e
dei diritti degli stessi, anche con riferimento alle proprie
condizioni personali e familiari;
3.
La promozione e la valorizzazione della dignità dell’Uomo e
della Donna, in quanto cittadini del Mondo, coabitanti di un Pianeta
che è di tutti e per tutti, secondo i principi della pari
opportunità, della libera circolazione delle Idee, nel rispetto
delle regole della convivenza civile e dei diritti delle generazioni
successive.
Nell’ambito
delle iniziative in programma il SACCO E VANZETTI MEMORIAL DAY 2017,
che si terrà a Torremaggiore, paese natale di Nicola SACCO il
23 agosto prossimo a 90 anni dall’esecrabile delitto di Stato,
sarà un’occasione per non dimenticare tutti i Sacco e
Vanzetti del mondo, sarà un’opportunità duplice di
testimonianza della storia dei nostri due connazionali e di
divulgazione di tutte quelle storie di violazione dei diritti umani
che, ancora oggi, accadono nel mondo, grazie ad un impegnativo
PROGETTO NAZIONALE attuato con ETICAARTE, l’Archivio storico
Enrico Appetito, la Nazionale Italiana Cantanti, Senza Dubbi, Amnesty
International Italia e Nessuno Tocchi Caino.
per saperne di più, da wikipedia
Sacco di professione faceva l'operaio in una fabbrica di scarpe, mentre Vanzetti, che gli amici chiamavano Tumlin, dopo aver a lungo girovagato negli Stati Uniti facendo i più svariati lavori, rilevò da un italiano un carretto per la vendita del pesce. Fece questo lavoro per pochi mesi. I due vennero arrestati, processati e giustiziati sulla sedia elettrica negli Stati Uniti negli anni venti, con l'accusa di omicidio di un contabile e di una guardia del calzaturificio «Slater and Morrill» di South Braintree.
Sulla loro colpevolezza vi furono molti dubbi già all'epoca del loro processo; a nulla valse la confessione del detenuto portoghese Celestino Madeiros, che scagionava i due. I due furono uccisi sulla sedia elettrica il 23 agosto 1927 nel penitenziario di Charlestown, presso Dedham.
A cinquant'anni esatti dalla loro morte, il 23 agosto 1977 Michael Dukakis, governatore dello Stato del Massachusetts, riconobbe ufficialmente gli errori commessi nel processo e riabilitò completamente la memoria di Sacco e Vanzetti.
Vanzetti organizzò un comizio, su invito di Carlo Tresca, per protestare della vicenda, comizio che avrebbe dovuto avere luogo a Brockton il 9 maggio, ma insieme a Sacco venne arrestato prima, perché trovati in possesso entrambi di una rivoltella e Vanzetti di alcuni appunti da destinarsi alla tipografia per l'annuncio del comizio di Brockton. Pochi giorni dopo furono accusati anche di una rapina avvenuta a South Braintree, un sobborgo di Boston, poche settimane prima del loro arresto; in tale occasione erano stati uccisi a colpi di pistola il cassiere della ditta (il calzaturificio «Slater and Morrill») e una guardia giurata.
Verdetto condizionato
Alla base del verdetto di condanna, a parere di molti, vi furono da parte di polizia, procuratori distrettuali, giudice e giuria pregiudizi, una forte volontà di perseguire una politica del terrore suggerita dal ministro della giustizia Palmer e culminata nella vicenda delle espulsioni.
Sotto questo aspetto, Sacco e Vanzetti venivano considerati due agnelli sacrificali, utili per testare la nuova linea di condotta contro gli avversari del governo. Erano infatti immigrati italiani con una comprensione imperfetta della lingua inglese; erano inoltre note le loro idee politiche radicali. Il giudice Webster Thayer li definì senza mezze parole due bastardi anarchici. Il Governatore del Massachusetts Alvan T. Fuller, che avrebbe potuto impedire l'esecuzione, rifiutò infine di farlo, dopo che un'apposita commissione da lui istituita per riesaminare il caso riaffermò le motivazioni della sentenza di condanna.
Si trattava di un periodo della storia statunitense caratterizzato da un'intensa paura dei comunisti, la paura rossa del 1917-1920. Né Sacco né Vanzetti si consideravano comunisti ed inoltre Vanzetti non aveva nemmeno precedenti con la giustizia, ma i due erano conosciuti dalle autorità locali come militanti radicali che erano stati coinvolti in scioperi, agitazioni politiche e propaganda contro la guerra.
Dall'ultimo discorso di Vanzetti alla corte prima della pronuncia della sentenza
Sacco e Vanzetti si ritenevano vittime del pregiudizio sociale e politico. Vanzetti, in particolare, ebbe a dire rivolgendosi per l'ultima volta al giudice Thayer:
Dall'epistolario di
Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti:
Sacco di professione faceva l'operaio in una fabbrica di scarpe, mentre Vanzetti, che gli amici chiamavano Tumlin, dopo aver a lungo girovagato negli Stati Uniti facendo i più svariati lavori, rilevò da un italiano un carretto per la vendita del pesce. Fece questo lavoro per pochi mesi. I due vennero arrestati, processati e giustiziati sulla sedia elettrica negli Stati Uniti negli anni venti, con l'accusa di omicidio di un contabile e di una guardia del calzaturificio «Slater and Morrill» di South Braintree.
Sulla loro colpevolezza vi furono molti dubbi già all'epoca del loro processo; a nulla valse la confessione del detenuto portoghese Celestino Madeiros, che scagionava i due. I due furono uccisi sulla sedia elettrica il 23 agosto 1927 nel penitenziario di Charlestown, presso Dedham.
A cinquant'anni esatti dalla loro morte, il 23 agosto 1977 Michael Dukakis, governatore dello Stato del Massachusetts, riconobbe ufficialmente gli errori commessi nel processo e riabilitò completamente la memoria di Sacco e Vanzetti.
L'incontro
Nicola
Sacco viaggia sulla motonave «Romanic» verso gli Stati
Uniti d'America e
giunge a Boston il 12 aprile del 1909;
Bartolomeo Vanzetti raggiunge invece New York su «La Provence» il
19 giugno 1908,
quando ha vent'anni:[1] i
due non si conoscono. Vanzetti, al processo, descriverà così
l'esperienza dell'immigrazione: "Al centro immigrazione ebbi la
prima sorpresa. Gli emigranti venivano smistati come tanti animali.
Non una parola di gentilezza, di incoraggiamento, per alleggerire il
fardello di dolori che pesa così tanto su chi è appena arrivato in
America". E in seguito scrisse: "Dove potevo andare? Cosa
potevo fare? Quella era la Terra Promessa. Il treno della
sopraelevata passava sferragliando e non rispondeva niente. Le
automobili e i tram passavano oltre senza badare a me".
Sacco
nacque a Torremaggiore,
in provincia
di Foggia,
il 22 aprile del 1891 da
una famiglia di produttori agricoli e commercianti di olio e vino.
Trovò lavoro in una fabbrica di calzature a Milford dove,
nel 1912,
sposò Rosina Zambelli, con la quale andò ad abitare in una casa con
giardino ed ebbe un figlio, Dante, e una figlia, Ines. Lavorava sei
giorni la settimana, dieci ore al giorno. Nonostante ciò,
partecipava attivamente alle manifestazioni operaie
dell'epoca, attraverso le quali i lavoratori chiedevano salari più
alti e migliori condizioni di lavoro. In tali occasioni teneva spesso
dei discorsi. A causa di queste attività fu arrestato nel 1916.
Vanzetti
nacque a Villafalletto,
in provincia
di Cuneo,
l'11 giugno del 1888,[2] primogenito
dei quattro figli di Giovanni Battista Vanzetti (1849-1931),
modesto proprietario terriero e gestore di una piccola caffetteria, e
di Giovanna Nivello (1862-1907).
Pur non vivendo in ristrettezze economiche, a spingerlo ad emigrare
negli Stati
Uniti furono
soprattutto l'improvvisa e tragica morte dell'amata madre, che lo
portò quasi alla follia, e probabilmente una consuetudine familiare
(anche il padre era stato emigrante per un breve periodo,
dal 1881 al 1883 in California).
Fece molti lavori, prendendo tutto ciò che gli capitava. Lavorò in
varie trattorie, in una cava, in un'acciaieria e in una fabbrica di
cordami, la Plymouth Cordage Company. Spirito libero e indipendente,
era un avido lettore soprattutto delle opere
di Marx, Darwin, Hugo, Gorkij, Tolstoj, Zola e Dante.
Nel 1916 guidò
uno sciopero contro la Plymouth e per questo motivo nessuno volle più
dargli un lavoro. Più tardi, nel 1919, si mise in proprio facendo il
pescivendolo.
Fu
in quell'anno, il 1916, che Sacco e Vanzetti si conobbero ed
entrarono entrambi a far parte di un gruppo anarchico
italo-americano. Allo scoppio della Grande
Guerra,
tutto il collettivo fuggì in Messico per
evitare la chiamata alle armi, poiché per un anarchico non c'era
niente di peggio che uccidere o morire per uno Stato. Nicola e
Bartolomeo fecero ritorno nel Massachusetts al
termine del conflitto, non sapendo però di essere stati inclusi in
una lista di sovversivi compilata dal Ministero di Giustizia, così
come di essere pedinati dagli agenti segreti statunitensi. Nella
stessa lista era incluso anche un amico di Vanzetti, il
tipografo Andrea
Salsedo,
originario dell'isola di Pantelleria. Questi, il 3 maggio del 1920,
fu trovato spiaccicato al suolo alla base del grattacielo di New York
dove al quattordicesimo piano aveva sede il Boi (Bureau of
Investigation), dove Salsedo era tenuto prigioniero ormai da lungo
tempo, illegalmente, con Roberto Elia.Vanzetti organizzò un comizio, su invito di Carlo Tresca, per protestare della vicenda, comizio che avrebbe dovuto avere luogo a Brockton il 9 maggio, ma insieme a Sacco venne arrestato prima, perché trovati in possesso entrambi di una rivoltella e Vanzetti di alcuni appunti da destinarsi alla tipografia per l'annuncio del comizio di Brockton. Pochi giorni dopo furono accusati anche di una rapina avvenuta a South Braintree, un sobborgo di Boston, poche settimane prima del loro arresto; in tale occasione erano stati uccisi a colpi di pistola il cassiere della ditta (il calzaturificio «Slater and Morrill») e una guardia giurata.
Verdetto condizionato
Alla base del verdetto di condanna, a parere di molti, vi furono da parte di polizia, procuratori distrettuali, giudice e giuria pregiudizi, una forte volontà di perseguire una politica del terrore suggerita dal ministro della giustizia Palmer e culminata nella vicenda delle espulsioni.
Sotto questo aspetto, Sacco e Vanzetti venivano considerati due agnelli sacrificali, utili per testare la nuova linea di condotta contro gli avversari del governo. Erano infatti immigrati italiani con una comprensione imperfetta della lingua inglese; erano inoltre note le loro idee politiche radicali. Il giudice Webster Thayer li definì senza mezze parole due bastardi anarchici. Il Governatore del Massachusetts Alvan T. Fuller, che avrebbe potuto impedire l'esecuzione, rifiutò infine di farlo, dopo che un'apposita commissione da lui istituita per riesaminare il caso riaffermò le motivazioni della sentenza di condanna.
Si trattava di un periodo della storia statunitense caratterizzato da un'intensa paura dei comunisti, la paura rossa del 1917-1920. Né Sacco né Vanzetti si consideravano comunisti ed inoltre Vanzetti non aveva nemmeno precedenti con la giustizia, ma i due erano conosciuti dalle autorità locali come militanti radicali che erano stati coinvolti in scioperi, agitazioni politiche e propaganda contro la guerra.
Dall'ultimo discorso di Vanzetti alla corte prima della pronuncia della sentenza
Sacco e Vanzetti si ritenevano vittime del pregiudizio sociale e politico. Vanzetti, in particolare, ebbe a dire rivolgendosi per l'ultima volta al giudice Thayer:
« Io non augurerei a
un cane o a un serpente, alla più bassa e disgraziata creatura
della Terra — non augurerei a nessuna di queste ciò che ho
dovuto soffrire per cose di cui non sono colpevole. Ma la mia
convinzione è che ho sofferto per cose di cui sono colpevole. Sto
soffrendo perché sono un anarchico, e davvero io sono un
anarchico; ho sofferto perché ero un Italiano, e davvero io sono
un Italiano [...] se voi poteste giustiziarmi due volte, e se
potessi rinascere altre due volte, vivrei di nuovo per fare quello
che ho fatto già. »
|
« Ricordati sempre,
Dante, della felicità dei giochi non usarla tutta per te, ma
conservane solo una parte (...) aiuta i deboli che gridano per
avere un aiuto, aiuta i perseguitati e le vittime, perché questi
sono i tuoi migliori amici; son tutti i compagni che combattono e
cadono come tuo padre e Bartolo, che ieri combatté e cadde per la
conquista della gioia e della libertà per tutti e per i poveri
lavoratori »
|
(Nicola Sacco,
al figlio Dante - 1927)
|
« Mai, vivendo
l'intera esistenza, avremmo potuto sperare di fare così tanto per
la tolleranza, la giustizia, la mutua comprensione fra gli
uomini. »
|
(Bartolomeo
Vanzetti, alla giuria che lo condannò alla pena di morte)
|
« Sì, Dante mio, essi
potranno ben crocifiggere i nostri corpi come già fanno da sette
anni: ma essi non potranno mai distruggere le nostre idee, che
rimarranno ancora più belle per le future generazioni a venire. »
|
(Nicola Sacco,
al figlio Dante - 1927)
|
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