Il simbolo è stato presentato in una conferenza stampa all'aperto a Roma, venerdì' 5 aprile 2019.
Matteo Badiali, co-portavoce dei Verdi: “Siamo convinti che in Italia ci sia bisogno di restituire il futuro ai giovani a cui è stato sottratto. Sotto il simbolo dei Verdi Europei, vogliamo rispondere a un Paese in fermento e siamo convinti che l’impegno sempre profuso, sui temi ambientali, faccia di noi dei portatori sani di questa buona politica. Restano cinquanta giorni di campagna elettorale: il nostro scopo è quello di coinvolgere i giovani e le famiglie, così da contrapporre l’amore e la speranza per una società sostenibile"
Per ragionare di Europa; Invito alla lettura
Alex Langer Dal Sudtirolo all'Europa
In Sudtirolo, intanto, cresce l'insofferenza tra i gruppi etnici, testimoniato dal già ricordato risultato del Msi nelle lezioni amministrative e dalla turbolenza dell'area nazionalista tedesca.
Nel novembre del 1985, dopo aver subito alcune contestazioni, Magnago riconosce il momento di crisi, ma ne attribuisce la responsabilità ai partiti italiani, alla stampa e al governo, che non avrebbero saputo preparare gli Italiani alle nuove peculiarità dell'autonomia e che non porterebbero a compimento l'attuazione dello Statuto. Successivamente, dopo alcuni piccolo attentati nel meranese, si dice disponibile a discutere le ragioni del malessere suscitato negli Italiani dalla nuova autonomia, ma ormai la tensione ha raggiunto i livelli di guardia.
A fine maggio 1987, e nuovamente un anno dopo, una serie di attentati contro obbiettivi militari, case abitate da Italiani e persino contro la Rai fanno esplodere la tensione. Gli attentati sono firmati da Ein Tirol, organizzazione i cui membri, nella mancata collaborazione tra le magistrature italiana ed austriaca, sembrano imprendibili. Dopo nuovi attentati nell'ottobre 1988, ai primi di novembre la nuova collaborazione italo-austriaca porta all'arresto di Karl Ausserer, fuggito ad Innsbruck dopo gli attentati degli anni Sessanta. La serie di attentati ha finalmente fine.
Nelle elezioni politiche del giugno 1987 - che per quanto riguarda il Sudtirolo portano per la prima volta un missino, Andrea Mitolo, alla Camera dei deputati al posto del tradizionale esponente della Dc - Langer svolge la funzione di garante per le Liste verdi. La sua proposta però, che è quella di sciogliere tali liste immediatamente dopo la consultazione, risulta minoritaria. (66)
L'impegno per la convivenza in Sudtirolo e l'approccio ecopacifista portano Alexander ad interessarsi sempre più ad una dimensione in parte diversa e comunque più ampia di quella meramente provinciale, in un continuo altalenare tra il Sudtirolo ed il mondo che è stato tipico della vita di Langer.
L'ecologismo è inevitabilmente legato ad interrogativi che trascendono il contingente ed il localistico, che ne erano pure uno dei principali elementi fondativi e anti-ideologici, per spostarsi su dimensioni europee e mondiali, per recuperare e ripensare criticamente il vecchio terzomondismo nella ricerca di un nuovo rapporto con tutti quei paesi e quelle realtà verso le quali, secondo Langer, non siamo creditori, ma debitori "non solo in termini morali, ma anche in termini economici, monetari, finanziari". (67) In questo senso Langer è "naturalmente" tra i promotori della Campagna Nord - Sud: biosfera, sopravvivenza dei popoli, debito.
In questo processo, Alexander non dimentica mai il suo Sudtirolo, che anzi gli è sempre da esempio:
Da decenni, ormai, mi sento impegnato nello sforzo di "spiegare il Sudtirolo": di coinvolgere l'attenzione e l'apporto di amici democratici alla causa dell'autonomia e della convivenza nella mia terra.
Al di là della necessità di evitare l'isolamento e il piano inclinato dei revanscismi, c'è anche una forte convinzione che mi sorregge: leggo nella situazione sudtirolese una quantità di insegnamenti ed esperienze generalizzabili ben oltre un piccolo "caso" provinciale.
Essere minoranza, senza per questo chiudersi in lamentele e nostalgie; coltivare le proprie peculiarità, senza per questo scegliere il "ghetto" e finire nel razzismo; sperimentare le potenzialità di una convivenza pluri-culturale e pluri-etnica; partecipare a movimenti etno-nazionali, senza assolutizzare il dato etnico: lavorare per la comunicazione inter-comunitaria a volte penso che tanti aspetti del futuro europeo potrebbero essere sperimentati in corpore vili, con grande profitto. Peccato che la politica dominante vada in direzione opposta (piuttosto verso Cipro, il Libano, ecc.) e che così pochi al di là dei nostri confini provinciali se ne accorgano. [Corsivo nostro, n.d.a.] (68)
La nuova dimensione internazionale nella quale si trova a lavorare Langer, lo porta di nuovo a tessere rapporti e a prendere contatti con il variegato arcipelago delle associazioni e delle iniziative civiche, con movimenti, giornali e gruppi spontanei. Per citarne alcuni pensiamo solo a movimenti transfontalieri di carattere collaborativo come SOS-Transit, Pro vita alpina, Arge-Alp e Alpe Adria; ad associazioni e movimenti per la conversione ecologica della società e dell'economia come la Fiera delle utopie concrete di Città di Castello, il Gruppo di attenzione alle biotecnologie (Gab), i Colloqui di Dobbiaco e l'Eco-istituto del Sudtirolo, la rete di Alleanza per il clima, SOS Dolomites, Greenpeace, Wwf, Legambiente, Italia Nostra, il Comitato promotore di un Tribunale internazionale per l'ambiente, la nuova rete internazionale dei sindacalisti ecosensibili. Fa parte attivamente, inoltre, dell'East-West Dialogue Network, con segreteria a Berlino. (69)
Langer è ormai il leader riconosciuto del movimento ecopacifista e Verde italiano, anche se non vorrà mai accettare questo ruolo. Nel marzo 1988, per esempio, si reca a Mosca invitato dall'associazione "Ecologia e pace", una sezione relativamente autonoma e sufficientemente non allineata del Comitato sovietico di difesa della pace.
Il 20 novembre 1988 la lista che porta Langer in Consiglio regionale per la terza volta, insieme ad Arnold Tribus, si chiama finalmente Grüne alternative Liste / Lista verde alternativa. Pur mantenendo invariato il numero di consiglieri, il successo della lista si rende evidente dagli oltre 7500 voti guadagnati sulla precedente consultazione (in tutto 20549). La lista si conferma quarta forza politica del Sudtirolo superando anche il Pci, ma non riesce a contrastare l'ulteriore avanzata del Msi, che con 31500 voti raddoppia ancora il proprio elettorato e i propri rappresentanti.
Nel giugno 1989 accetta di candidarsi al Parlamento europeo per la Lista verde del "Sole che ride". Viene eletto nella circoscrizione del Nordest, con un risultato per la lista in provincia di Bolzano del 7,26%.
Quello di Bruxelles è un osservatorio nuovo e particolare, che Langer cercherà di far fruttare lavorando instancabilmente per non "sprecare" neanche un'occasione di crescita e di confronto.
Il lavoro di parlamentare europeo richiede innanzitutto un'altissima mobilità. Il posto di lavoro ordinario è a Bruxelles e (una settimana al mese) a Strasburgo, il contatto con la gente avviene soprattutto nel proprio paese, gli inviti e le "precettazioni" per assistere a riunioni, manifestazioni, iniziative in giro per l'Europa non si contano, ed è proprio difficile tener dietro. Si incontrano moltissime persone interessanti e si partecipa ad eventi notevoli, spesso manca il temo e la disposizione di spirito per approfondire. Facilmente possono indebolirsi le radici. (70)
Il suo impegno, intellettuale ma anche economico, nei confronti dei gruppi e dei movimenti si moltiplica, con predilezione per i gruppi piccoli e con forte tensione morale. Sostiene e scrive su numerose piccole riviste, spesso a carattere locale o settoriale, e interviene a dibattiti e confronti. Continua a sostenere sempre nuove iniziative dal basso: civiche, ambientali, di solidarietà internazionale. Si aggiungono alla lista già riportata la "Campagna Nord - Sud" e numerose Ong come il Crig, Terra Nuova, Crocevia, la "Campagna per la restituzione delle terre agli indios Xavantes", "Kairos Europa", "Quart Monde", "Terres des hommes", la rete nascente delle Botteghe Terzo Mondo.
Presenta una relazione e una risoluzione sul commercio equo e solidale, approvata dal Parlamento europeo.
I grandi giornali tendono in genere ad ignorare la sua attività e spesso non pubblicano i suoi articoli. Una cosa singolare, quasi sempre passata inosservata, è la sua abitudine di rendere sempre pubblici i suoi bilanci di parlamentare, con i rendiconti delle entrate e delle uscite. I molti soldi che guadagna, del resto, vanno spesso a finanziare le più diverse attività:
Molti soldi passano per le mani degli europarlamentari: per vivere e spostarmi spendo grosso modo 5 - 7 milioni al mese (che sono coperti da rimborso), l'insieme delle indennità che riceviamo, a vario titolo, ammonta attualmente a 32 milioni mensili, di cui spendo una parte per vari contributi fissi a "fondi verdi" (9 milioni complessivamente), una parte notevole per collaborazioni e spese d'ufficio (13 milioni), una parte per contributi politici occasionali (2,5 milioni): lo stipendio finale netto medio nei 5 anni per me è stato di 4 milioni mensili. Ogni anno rendo noto il bilancio.; il "Fondo Verdeuropa Nordest" - che amministro insieme a Grazia Francescato e Michele Boato - riceve attualmente 5,5, milioni al mese, e serve per sostenere iniziative per l'ambiente, di pace, di solidarietà: p. es. per il ritorno della tribù degli Xavantes nella loro terra in Brasile, per l' "incontro internazionale delle madri" (jugoslave, argentine, cipriote, israeliane, palestinesi), per un corso di formazione per agricoltori biologici turchi in cooperazione con i loro "colleghi" in Italia ed in Germania, per un campo estivo in Albania del Movimento cristiano per la pace, per il sostegno al Verona Forum sull'ex-Jugoslavia, per la formazione di agricoltori georgiani ospitati in Emilia Altri fondi servono per iniziative politiche dirette: come il sostegno ai referendum verdi in Friuli - Venezia Giulia, le iniziative di Irida - "alleanza per il mare", un sostegno ai Verdi sardi e siciliani, in momenti difficili, la campagna referendaria contro pesticidi e caccia in Italia.
: così ho cercato di perequare in qualche modi nostri famosi "privilegi europei". (71)
Per Alexander, è evidente, "verde" non significa necessariamente appartenenza al partito o al movimento verde istituzionalmente inteso, ma piuttosto uno stato d'animo ed un approccio alla politica ed alla società improntato ai valori generali dell'ecopacifismo. Non è un caso, infatti, che Langer definisca "Verdi" tutta una serie di iniziative e di posizioni che normalmente definiremmo in altri modi. E non è un caso che nel 1987 proponga lo scioglimento delle Liste verdi dopo le elezioni; come abbiamo già detto, la sua proposta risulterà minoritaria, ma Alexander vivrà sempre con un certo fastidio la tendenza del movimento verde ad istituzionalizzarsi e a diventare partito, tanto che rifiuterà sempre il ruolo "ufficiale" di leader. (72)
Nel Parlamento europeo, tuttavia, Langer diventa co-presidente, con Maria Santos, del neocostituito Gruppo verde. Un gruppo difficile da gestire e da amalgamare, composito com'è. Si va infatti dai convinti europeisti come Alex, agli euroscettici o addirittura ostili all'unificazione europea, dai "verdi-verdi", chiusi alle questioni sociali, ai Verdi "di sinistra".
I primi quindici mesi della legislatura servono a Langer soprattutto per contribuire al radicamento e all'amalgama del gruppo, mentre nel periodo successivo Alex può dedicarsi di più al mondo esterno.
La guerra nel Golfo, le convulsioni balcaniche, i rapporti est - ovest e le relazioni nord - sud (spesso sacrificate ai primi), il riemergere delle questioni etniche, la sfida di un "ambientalismo senza Verdi" cui governi e partiti sembrano volersi dedicare sono tra le tematiche rilevanti di questi ultimi 15 mesi. (73)
E queste sono le tematiche cui continuerà e a dedicarsi negli anni successivi al Parlamento europeo.
Nella prima settimana di dicembre del 1990 partecipa ad una settimana di seminari in Argentina e Uruguay con gruppi ecologisti di base sui temi dell'ecologia di sociale e del rapporto tra ambiente e povertà. Al suo ritorno deve recarsi subito in Albania su incarico della Commissione politica del Parlamento europeo per preparare una proposta di risoluzione sui rapporti tra quel paese e la Comunità europea. Qui ha la fortuna di assistere e indirettamente partecipare ai primi motti e alle prime manifestazioni contro il regime comunista. Prende contatti con i nascenti movimenti, con gli studenti e con la gente comune. Vede la nascita del Partito democratico e il rapido passaggio della leadership dagli studenti agli intellettuali. Al suo ritorno, la relazione è approvata dal Parlamento europeo, e nel gennaio 1991 è eletto presidente della delegazione per i rapporti con l'Albania, la Bulgaria e la Romania. Promuove poi il "Comitato di solidarietà con l'Albania" nel periodo di più grave crisi del paese.
L'attività di parlamentare europeo è difficilmente documentabile in poche righe senza essere elencativo: è autore di diversi rapporti e risoluzioni approvate dal Parlamento, come per esempio sull'apertura all'Albania, sulla riconversione civile della base missilistica di Comiso, sull'accordo di transito con l'Austria e di cooperazione con la Slovenia. Continua in diverse missioni ufficiali, tra le quali le partecipazioni alla Conferenza Helsinki II e alla Conferenza per la stabilità in Europa. Compie viaggi in Bulgaria, Romania, Israele, Sarajevo.
E proprio la guerra nella ex-Jugoslavia, e specialmente in Bosnia, lo assillerà profondamente negli ultimi anni della sua vita. Molti hanno ritenuto e scritto che la delusione e la depressione per gli sbocchi di quella guerra siano all'origine del suo suicidio. Al di là di considerazioni un po' avventate, e comunque di impronta giornalistica, è vero che l'impegno pacifista per la Bosnia lo occupa moltissimo. In quel paese Alexander vede con preoccupazione il possibile sbocco delle tensioni etniche anche del suo Sudtirolo, e riprende a tessere fili e costruire ponti: tra le etnie, tra le associazioni spontanee e formali che si oppongono alla guerra, tra singole persone, sempre alla ricerca di "gruppi misti" simili a quello che aveva animato a metà degli anni Sessanta.
Nel settembre Langer è co-fondatore del "Forum per la pace e la riconciliazione nella ex-Jugoslavia".
Cosa ne potrà venire fuori? Ripetere una delle tante conferenze di dialogo inter-jugoslavo e mostrare buona volontà, non sarebbe considerato sufficiente. Altri incontri vi sono stati in diversi paesi europei, organizzati dalla Helsinki Citizens' Assembly, dalle associazioni per la pace, dalle Donne in nero, da Jugofax / Londra, dagli stessi gruppi di pace della ex-Jugoslavia, che si sono incontrati per la prima (e sinora ultima) volta a Vienna a fine maggio/inizio giugno 1992. Il Forum di Verona intende collocarsi in questa tradizione, ma con una importante differenza: si punta alla costituzione di un'istituzione stabile e duratura, che potrebbe dare vita ad una sorta di "delegazione mista", una voce autorevole e credibile per esprimere le esigenze di democrazia e dei diritti umani, di fronte anche agli organismi governativi, alle istanze internazionali, all'opinione pubblica. (74)
Fa particolare impressione nell'opinione pubblica, ma specialmente nelle persone che gli sono vicine e che collaborano con lui sul problema bosniaco, la presa di posizione che Alexander assume già nella primavera del 1993:
Occorre una credibile autorità internazionale che sappia minacciare ed anche impiegare - accanto agli strumenti assai più importanti della diplomazia, della mediazione, della conciliazione democratica, dell'incoraggiamento civile, dell'integrazione economica, dell'informazione veritiera - la forza militare, esattamente come avviene con la polizia sul piano interno degli Stati.
E' dunque tempo di allargare il mandato, la consistenza e l'armamento delle forze dell'ONU nella ex-Jugoslavia, includendovi l'ordine - per ora - di far arrivare effettivamente gli aiuti umanitari ai loro destinatari, anche aprendosi la strada con le armi; di far cessare gli assedi alle città, anche bombardando postazioni di armamenti pesanti o tagliando vie di rifornimento di armi e di materiali agli assedianti; di impedire bombardamenti aerei, facendo rispettare il divieto di sorvolo; di garantire zone di sicurezza e di rifugio, e di chiudere campi di detenzione e di tortura.
Un intervento militare di questo tipo, immaginabile solo con un mandato ed una direzione ONU alle spalle, proprio per garantire la necessaria imparzialità e caratterizzazione di "operazione di polizia internazionale", potrebbe essere anche affidato a forze NATO, magari insieme ad altre forze.
Se si continuasse ad escludere, per le più svariate ragioni il ricorso alla forza internazionale, si continuerebbe a lasciare libero il campo ai più forti e meglio armati, con il rischio di sterminare i gruppi più deboli (i mussulmani bosniaci oggi, altri domani), di costruire un precedente pericolosissimo in Europa, di moltiplicare le guerre nell'area e di approfondire ancora di più il fossato tra Est e Ovest, tra mondo cristiano ed Islam, tra cristiani occidentali e orientali. Questo non deve succedere. (75)
Le elezioni politiche dell'aprile 1992, nel frattempo, presentano una singolarità non trascurabile. Nel tentativo di raggruppare le sinistre di opposizione in Trentino - Alto Adige su un progetto etico forte nasce l'esperimento di Senza confini / Ohne Grenzen, sostenuto da Pds, Rifondazione comunista, Rete e Solidarietà e che candida al Senato il filosofo pacifista Giuliano Pontara. E' un'iniziativa che parte dal Trentino e che in Trentino dovrebbe trovare, nelle aspettative dei promotori, il successo elettorale. Il "terreno di gioco" è però quello più consono ad Alexander, che peraltro giocherebbe in casa (Pontara vive e lavora in Svezia), e che insieme ai Verdi sudtirolesi aveva proposto già in gennaio un'inedita alleanza - da promuovere come Pds, Verdi e Psi, ma allargabile a Psdi, Pli-Pri, Rete, Rifondazione ed altre realtà minori - che potesse rappresentare un'alternativa democratica ed interetnica allo strapotere Svp e al Msi di Bolzano. La partita delle candidature si gioca quasi tutta in Sudtirolo, con le forze politiche trentine sostanzialmente incapaci di capire la situazione e fortemente motivate sul progetto di Senza confini. (76) A Bolzano si registrano veti sul nome di Langer, in particolare dal Pds ma anche all'interno dei Verdi, mentre a livello regionale si manifestano perplessità sull'idea di coalizzare forze politiche che si sarebbero poi collocate, nel Parlamento nazionale, su fronti opposti e i Verdi trentini, in quel periodo molto vicini al Psi, dal canto loro si oppongono al progetto di Senza confini. Il risultato è che il fronte "progressista" si presenta diviso in almeno tre tronconi, e tutti perdono. Alex - ottenendo peraltro un buon risultato personale - si candida per i Verdi, mentre Senza confini consegue complessivamente un pessimo risultato, sia generale che, in particolare, nei tre collegi senatoriali sudtirolesi. Nessun rappresentante della sinistra viene eletto in Regione. (77)
Mentre continua il suo impegno al Parlamento europeo, l'Italia attraversa uno dei periodi più convulsi della propria storia recente - quella che molti hanno definito una rivoluzione mancata - e nel marzo del 1994 di torna alle urne per le elezioni politiche. La sinistra, stavolta, si presenta unita in tutta Italia, compresi i Verdi. Ad Alexander viene offerto dai progressisti un seggio sicuro a Firenze, città dove vive insieme alla moglie quando non è a Bruxelles o in Sudtirolo, ma questa volta lo rifiuta:
Il nuovo sistema elettorale - - non permette più di cercare nella rappresentanza politica la proiezione dei propri ideali. Forse alla lunga, e con le necessarie correzioni, questa medicina potrà persino fare bene. Per intanto però noto che la politica italiana attuale passa per le forze caudine della demagogia, del populismo, di un ulteriore insano scatenamento di ambizioni soggettive, di un'inedita e tuttora crescente supremazia dell'immagine sulla sostanza, di una parossistica selezione dei "personaggi" piuttosto che di opzioni politiche, sociali e culturali. Inoltre il sistema elettorale obbliga - ed obbligherà sempre più in futuro, se ne venisse mantenuta e perfezionata la sua caratteristica maggioritaria - ad una competizione semplicistica di blocchi alternativi, ma convergenti al centro. Per chi aveva faticato per affermare che non esiste solo il lineare si e no, destra e sinistra, bianco e nero, buono o cattivo, e per criticare la trappola del "progresso", è un risultato abbastanza deludente.
Lo spazio per far valere obbiettivi profondi di pace, dei giustizia, di reintegrazione della biosfera, e per promuovere quella conversione ecologica che nell'ultimo decennio avevamo proclamato come urgente obbiettivo di civiltà e di sopravvivenza, sul palcoscenico della politica italiana sembra attualmente assai ridotto. Chi mi conosce, sa che ho sempre cercato di perseguire politiche realistiche, pur con tutto il carico di radicalità e di speranza di altro e di meglio che mi sentivo affidato. Ma tra politica realistica e "Realpolitik" c'è ancora un abisso.
Permettetemi dunque di insistere nel mio rifiuto di una candidatura in queste imminenti elezioni e di rimandare ogni valutazione sul ruolo dei Verdi nel Parlamento europeo a dopo il 28 marzo.
Personalmente penso comunque di aver compiuto un periodo di servizio sufficientemente lungo da poter desiderare un tempo sabbatico. (78)
Con la stessa "gravità" con cui rifiuta il seggio di Firenze e riflette sul ruolo stesso dei Verdi, accetta dopo molti dubbi e molte insistenze di concorrere ancora per il Parlamento europeo. Si candida nuovamente nel collegio del Nordest, dove viene eletto con 42.000 preferenze. Nel solo Sudtirolo ottiene 18000 voti, con una percentuale di lista vicina al 9%.
Evidentemente Alexander considera ancora il Parlamento europeo un luogo privilegiato per "fare" politica con una prospettiva ampia ed in parte slegata dalla logica dei partiti, consentendogli di mantenere i legami e dare voce alle mille realtà di quell'arcipelago associativo cui continua a fare riferimento. E' indubbio, comunque, che Langer stia attraversando un periodo di riflessione e anche di ripensamento critico della propria trentennale esperienza politica:
Personalmente ho passato un periodo di transizione assai travagliato, la decisione di ricandidarmi finalmente al Parlamento europeo non è stata per nulla facile, ed ho faticato anche ad accettare l'elezione a Presidente del Gruppo Verde. Ancora non so dove questa transizione ci/mi porterà: il bisogno di trovare una nuova sponda per un impegno sociale e politico che continuo a ritenere di grande (ma non esagerata) importanza, resta più che mai aperto e non conosce né scorciatoie progressiste né rassicuranti giaculatorie verdi. Probabilmente occorre un forte progetto etico, politico e culturale, senza integralismi ed egemonie, con la costruzione di un programma e una leadership a partire dal territorio e dai cittadini impegnati, non dai salotti televisivi o dalle stanze dei partiti. Bisognerà far intravedere l'alternativa di una società più equa e più sobria, compatibile con i limiti della biosfera e con la giustizia (anche tra i popoli). Da molte parti si trovano oggi riserve etiche da mobilitare che non devono restare confinate nelle "chiese", e tantomemo nelle sagrestie di schieramenti e ideologie. (79)
Una sfida che torna ad appassionarlo, negli ultimi mesi della sua vita, è quella per la candidatura a sindaco di Bolzano. Langer decide di presentare una lista autonoma, multietnica e trasversale: Cittadini & Bürger. E' opinione diffusa che la sua non fosse una candidatura provocatoria, finalizzata ancora una volta a mettere in risalto le contraddizioni del meccanismo censitario sudtirolese, ma semmai una forzatura interpretativa delle norme che, non essendosi nuovamente dichiarato al censimento etnico del 1991, lo privavano dell'elettorato passivo per le elezioni amministrative. La delusione per una forse prevedibile sentenza di esclusione dalla competizione elettorale è maggiore di quella che ci si sarebbe immaginati:
Forse l'occhio di chi è stato escluso dal giuoco non è del tutto sereno, e quindi il giudizio ne può risultare viziato. Ma sembrerebbe poter cogliere un forte senso di transitorietà sopra la culla dell'amministrazione bolzanina che si formerà.
Certi bruchi avranno il tempo di diventare farfalle. Oggi in almeno una decina di liste si trovano persone di ideali ed aspirazioni simili - accanto ad altre, che magari rappresentano piuttosto le varie ortodossie o semplicemente vecchie continuità. molte di queste persone oggi mordono il freno di fronte ad una stagnazione politica nella quale la disciplina etnica, certi richiami nazionalisti, alcune vecchie abitudini di lottizzazione e anche vischiosità di un ceto politico non ancora rinnovato pesano non poco. (80)
Nel novembre del 1985, dopo aver subito alcune contestazioni, Magnago riconosce il momento di crisi, ma ne attribuisce la responsabilità ai partiti italiani, alla stampa e al governo, che non avrebbero saputo preparare gli Italiani alle nuove peculiarità dell'autonomia e che non porterebbero a compimento l'attuazione dello Statuto. Successivamente, dopo alcuni piccolo attentati nel meranese, si dice disponibile a discutere le ragioni del malessere suscitato negli Italiani dalla nuova autonomia, ma ormai la tensione ha raggiunto i livelli di guardia.
A fine maggio 1987, e nuovamente un anno dopo, una serie di attentati contro obbiettivi militari, case abitate da Italiani e persino contro la Rai fanno esplodere la tensione. Gli attentati sono firmati da Ein Tirol, organizzazione i cui membri, nella mancata collaborazione tra le magistrature italiana ed austriaca, sembrano imprendibili. Dopo nuovi attentati nell'ottobre 1988, ai primi di novembre la nuova collaborazione italo-austriaca porta all'arresto di Karl Ausserer, fuggito ad Innsbruck dopo gli attentati degli anni Sessanta. La serie di attentati ha finalmente fine.
Nelle elezioni politiche del giugno 1987 - che per quanto riguarda il Sudtirolo portano per la prima volta un missino, Andrea Mitolo, alla Camera dei deputati al posto del tradizionale esponente della Dc - Langer svolge la funzione di garante per le Liste verdi. La sua proposta però, che è quella di sciogliere tali liste immediatamente dopo la consultazione, risulta minoritaria. (66)
L'impegno per la convivenza in Sudtirolo e l'approccio ecopacifista portano Alexander ad interessarsi sempre più ad una dimensione in parte diversa e comunque più ampia di quella meramente provinciale, in un continuo altalenare tra il Sudtirolo ed il mondo che è stato tipico della vita di Langer.
L'ecologismo è inevitabilmente legato ad interrogativi che trascendono il contingente ed il localistico, che ne erano pure uno dei principali elementi fondativi e anti-ideologici, per spostarsi su dimensioni europee e mondiali, per recuperare e ripensare criticamente il vecchio terzomondismo nella ricerca di un nuovo rapporto con tutti quei paesi e quelle realtà verso le quali, secondo Langer, non siamo creditori, ma debitori "non solo in termini morali, ma anche in termini economici, monetari, finanziari". (67) In questo senso Langer è "naturalmente" tra i promotori della Campagna Nord - Sud: biosfera, sopravvivenza dei popoli, debito.
In questo processo, Alexander non dimentica mai il suo Sudtirolo, che anzi gli è sempre da esempio:
Da decenni, ormai, mi sento impegnato nello sforzo di "spiegare il Sudtirolo": di coinvolgere l'attenzione e l'apporto di amici democratici alla causa dell'autonomia e della convivenza nella mia terra.
Al di là della necessità di evitare l'isolamento e il piano inclinato dei revanscismi, c'è anche una forte convinzione che mi sorregge: leggo nella situazione sudtirolese una quantità di insegnamenti ed esperienze generalizzabili ben oltre un piccolo "caso" provinciale.
Essere minoranza, senza per questo chiudersi in lamentele e nostalgie; coltivare le proprie peculiarità, senza per questo scegliere il "ghetto" e finire nel razzismo; sperimentare le potenzialità di una convivenza pluri-culturale e pluri-etnica; partecipare a movimenti etno-nazionali, senza assolutizzare il dato etnico: lavorare per la comunicazione inter-comunitaria a volte penso che tanti aspetti del futuro europeo potrebbero essere sperimentati in corpore vili, con grande profitto. Peccato che la politica dominante vada in direzione opposta (piuttosto verso Cipro, il Libano, ecc.) e che così pochi al di là dei nostri confini provinciali se ne accorgano. [Corsivo nostro, n.d.a.] (68)
La nuova dimensione internazionale nella quale si trova a lavorare Langer, lo porta di nuovo a tessere rapporti e a prendere contatti con il variegato arcipelago delle associazioni e delle iniziative civiche, con movimenti, giornali e gruppi spontanei. Per citarne alcuni pensiamo solo a movimenti transfontalieri di carattere collaborativo come SOS-Transit, Pro vita alpina, Arge-Alp e Alpe Adria; ad associazioni e movimenti per la conversione ecologica della società e dell'economia come la Fiera delle utopie concrete di Città di Castello, il Gruppo di attenzione alle biotecnologie (Gab), i Colloqui di Dobbiaco e l'Eco-istituto del Sudtirolo, la rete di Alleanza per il clima, SOS Dolomites, Greenpeace, Wwf, Legambiente, Italia Nostra, il Comitato promotore di un Tribunale internazionale per l'ambiente, la nuova rete internazionale dei sindacalisti ecosensibili. Fa parte attivamente, inoltre, dell'East-West Dialogue Network, con segreteria a Berlino. (69)
Langer è ormai il leader riconosciuto del movimento ecopacifista e Verde italiano, anche se non vorrà mai accettare questo ruolo. Nel marzo 1988, per esempio, si reca a Mosca invitato dall'associazione "Ecologia e pace", una sezione relativamente autonoma e sufficientemente non allineata del Comitato sovietico di difesa della pace.
Il 20 novembre 1988 la lista che porta Langer in Consiglio regionale per la terza volta, insieme ad Arnold Tribus, si chiama finalmente Grüne alternative Liste / Lista verde alternativa. Pur mantenendo invariato il numero di consiglieri, il successo della lista si rende evidente dagli oltre 7500 voti guadagnati sulla precedente consultazione (in tutto 20549). La lista si conferma quarta forza politica del Sudtirolo superando anche il Pci, ma non riesce a contrastare l'ulteriore avanzata del Msi, che con 31500 voti raddoppia ancora il proprio elettorato e i propri rappresentanti.
Nel giugno 1989 accetta di candidarsi al Parlamento europeo per la Lista verde del "Sole che ride". Viene eletto nella circoscrizione del Nordest, con un risultato per la lista in provincia di Bolzano del 7,26%.
Quello di Bruxelles è un osservatorio nuovo e particolare, che Langer cercherà di far fruttare lavorando instancabilmente per non "sprecare" neanche un'occasione di crescita e di confronto.
Il lavoro di parlamentare europeo richiede innanzitutto un'altissima mobilità. Il posto di lavoro ordinario è a Bruxelles e (una settimana al mese) a Strasburgo, il contatto con la gente avviene soprattutto nel proprio paese, gli inviti e le "precettazioni" per assistere a riunioni, manifestazioni, iniziative in giro per l'Europa non si contano, ed è proprio difficile tener dietro. Si incontrano moltissime persone interessanti e si partecipa ad eventi notevoli, spesso manca il temo e la disposizione di spirito per approfondire. Facilmente possono indebolirsi le radici. (70)
Il suo impegno, intellettuale ma anche economico, nei confronti dei gruppi e dei movimenti si moltiplica, con predilezione per i gruppi piccoli e con forte tensione morale. Sostiene e scrive su numerose piccole riviste, spesso a carattere locale o settoriale, e interviene a dibattiti e confronti. Continua a sostenere sempre nuove iniziative dal basso: civiche, ambientali, di solidarietà internazionale. Si aggiungono alla lista già riportata la "Campagna Nord - Sud" e numerose Ong come il Crig, Terra Nuova, Crocevia, la "Campagna per la restituzione delle terre agli indios Xavantes", "Kairos Europa", "Quart Monde", "Terres des hommes", la rete nascente delle Botteghe Terzo Mondo.
Presenta una relazione e una risoluzione sul commercio equo e solidale, approvata dal Parlamento europeo.
I grandi giornali tendono in genere ad ignorare la sua attività e spesso non pubblicano i suoi articoli. Una cosa singolare, quasi sempre passata inosservata, è la sua abitudine di rendere sempre pubblici i suoi bilanci di parlamentare, con i rendiconti delle entrate e delle uscite. I molti soldi che guadagna, del resto, vanno spesso a finanziare le più diverse attività:
Molti soldi passano per le mani degli europarlamentari: per vivere e spostarmi spendo grosso modo 5 - 7 milioni al mese (che sono coperti da rimborso), l'insieme delle indennità che riceviamo, a vario titolo, ammonta attualmente a 32 milioni mensili, di cui spendo una parte per vari contributi fissi a "fondi verdi" (9 milioni complessivamente), una parte notevole per collaborazioni e spese d'ufficio (13 milioni), una parte per contributi politici occasionali (2,5 milioni): lo stipendio finale netto medio nei 5 anni per me è stato di 4 milioni mensili. Ogni anno rendo noto il bilancio.; il "Fondo Verdeuropa Nordest" - che amministro insieme a Grazia Francescato e Michele Boato - riceve attualmente 5,5, milioni al mese, e serve per sostenere iniziative per l'ambiente, di pace, di solidarietà: p. es. per il ritorno della tribù degli Xavantes nella loro terra in Brasile, per l' "incontro internazionale delle madri" (jugoslave, argentine, cipriote, israeliane, palestinesi), per un corso di formazione per agricoltori biologici turchi in cooperazione con i loro "colleghi" in Italia ed in Germania, per un campo estivo in Albania del Movimento cristiano per la pace, per il sostegno al Verona Forum sull'ex-Jugoslavia, per la formazione di agricoltori georgiani ospitati in Emilia Altri fondi servono per iniziative politiche dirette: come il sostegno ai referendum verdi in Friuli - Venezia Giulia, le iniziative di Irida - "alleanza per il mare", un sostegno ai Verdi sardi e siciliani, in momenti difficili, la campagna referendaria contro pesticidi e caccia in Italia.
: così ho cercato di perequare in qualche modi nostri famosi "privilegi europei". (71)
Per Alexander, è evidente, "verde" non significa necessariamente appartenenza al partito o al movimento verde istituzionalmente inteso, ma piuttosto uno stato d'animo ed un approccio alla politica ed alla società improntato ai valori generali dell'ecopacifismo. Non è un caso, infatti, che Langer definisca "Verdi" tutta una serie di iniziative e di posizioni che normalmente definiremmo in altri modi. E non è un caso che nel 1987 proponga lo scioglimento delle Liste verdi dopo le elezioni; come abbiamo già detto, la sua proposta risulterà minoritaria, ma Alexander vivrà sempre con un certo fastidio la tendenza del movimento verde ad istituzionalizzarsi e a diventare partito, tanto che rifiuterà sempre il ruolo "ufficiale" di leader. (72)
Nel Parlamento europeo, tuttavia, Langer diventa co-presidente, con Maria Santos, del neocostituito Gruppo verde. Un gruppo difficile da gestire e da amalgamare, composito com'è. Si va infatti dai convinti europeisti come Alex, agli euroscettici o addirittura ostili all'unificazione europea, dai "verdi-verdi", chiusi alle questioni sociali, ai Verdi "di sinistra".
I primi quindici mesi della legislatura servono a Langer soprattutto per contribuire al radicamento e all'amalgama del gruppo, mentre nel periodo successivo Alex può dedicarsi di più al mondo esterno.
La guerra nel Golfo, le convulsioni balcaniche, i rapporti est - ovest e le relazioni nord - sud (spesso sacrificate ai primi), il riemergere delle questioni etniche, la sfida di un "ambientalismo senza Verdi" cui governi e partiti sembrano volersi dedicare sono tra le tematiche rilevanti di questi ultimi 15 mesi. (73)
E queste sono le tematiche cui continuerà e a dedicarsi negli anni successivi al Parlamento europeo.
Nella prima settimana di dicembre del 1990 partecipa ad una settimana di seminari in Argentina e Uruguay con gruppi ecologisti di base sui temi dell'ecologia di sociale e del rapporto tra ambiente e povertà. Al suo ritorno deve recarsi subito in Albania su incarico della Commissione politica del Parlamento europeo per preparare una proposta di risoluzione sui rapporti tra quel paese e la Comunità europea. Qui ha la fortuna di assistere e indirettamente partecipare ai primi motti e alle prime manifestazioni contro il regime comunista. Prende contatti con i nascenti movimenti, con gli studenti e con la gente comune. Vede la nascita del Partito democratico e il rapido passaggio della leadership dagli studenti agli intellettuali. Al suo ritorno, la relazione è approvata dal Parlamento europeo, e nel gennaio 1991 è eletto presidente della delegazione per i rapporti con l'Albania, la Bulgaria e la Romania. Promuove poi il "Comitato di solidarietà con l'Albania" nel periodo di più grave crisi del paese.
L'attività di parlamentare europeo è difficilmente documentabile in poche righe senza essere elencativo: è autore di diversi rapporti e risoluzioni approvate dal Parlamento, come per esempio sull'apertura all'Albania, sulla riconversione civile della base missilistica di Comiso, sull'accordo di transito con l'Austria e di cooperazione con la Slovenia. Continua in diverse missioni ufficiali, tra le quali le partecipazioni alla Conferenza Helsinki II e alla Conferenza per la stabilità in Europa. Compie viaggi in Bulgaria, Romania, Israele, Sarajevo.
E proprio la guerra nella ex-Jugoslavia, e specialmente in Bosnia, lo assillerà profondamente negli ultimi anni della sua vita. Molti hanno ritenuto e scritto che la delusione e la depressione per gli sbocchi di quella guerra siano all'origine del suo suicidio. Al di là di considerazioni un po' avventate, e comunque di impronta giornalistica, è vero che l'impegno pacifista per la Bosnia lo occupa moltissimo. In quel paese Alexander vede con preoccupazione il possibile sbocco delle tensioni etniche anche del suo Sudtirolo, e riprende a tessere fili e costruire ponti: tra le etnie, tra le associazioni spontanee e formali che si oppongono alla guerra, tra singole persone, sempre alla ricerca di "gruppi misti" simili a quello che aveva animato a metà degli anni Sessanta.
Nel settembre Langer è co-fondatore del "Forum per la pace e la riconciliazione nella ex-Jugoslavia".
Cosa ne potrà venire fuori? Ripetere una delle tante conferenze di dialogo inter-jugoslavo e mostrare buona volontà, non sarebbe considerato sufficiente. Altri incontri vi sono stati in diversi paesi europei, organizzati dalla Helsinki Citizens' Assembly, dalle associazioni per la pace, dalle Donne in nero, da Jugofax / Londra, dagli stessi gruppi di pace della ex-Jugoslavia, che si sono incontrati per la prima (e sinora ultima) volta a Vienna a fine maggio/inizio giugno 1992. Il Forum di Verona intende collocarsi in questa tradizione, ma con una importante differenza: si punta alla costituzione di un'istituzione stabile e duratura, che potrebbe dare vita ad una sorta di "delegazione mista", una voce autorevole e credibile per esprimere le esigenze di democrazia e dei diritti umani, di fronte anche agli organismi governativi, alle istanze internazionali, all'opinione pubblica. (74)
Fa particolare impressione nell'opinione pubblica, ma specialmente nelle persone che gli sono vicine e che collaborano con lui sul problema bosniaco, la presa di posizione che Alexander assume già nella primavera del 1993:
Occorre una credibile autorità internazionale che sappia minacciare ed anche impiegare - accanto agli strumenti assai più importanti della diplomazia, della mediazione, della conciliazione democratica, dell'incoraggiamento civile, dell'integrazione economica, dell'informazione veritiera - la forza militare, esattamente come avviene con la polizia sul piano interno degli Stati.
E' dunque tempo di allargare il mandato, la consistenza e l'armamento delle forze dell'ONU nella ex-Jugoslavia, includendovi l'ordine - per ora - di far arrivare effettivamente gli aiuti umanitari ai loro destinatari, anche aprendosi la strada con le armi; di far cessare gli assedi alle città, anche bombardando postazioni di armamenti pesanti o tagliando vie di rifornimento di armi e di materiali agli assedianti; di impedire bombardamenti aerei, facendo rispettare il divieto di sorvolo; di garantire zone di sicurezza e di rifugio, e di chiudere campi di detenzione e di tortura.
Un intervento militare di questo tipo, immaginabile solo con un mandato ed una direzione ONU alle spalle, proprio per garantire la necessaria imparzialità e caratterizzazione di "operazione di polizia internazionale", potrebbe essere anche affidato a forze NATO, magari insieme ad altre forze.
Se si continuasse ad escludere, per le più svariate ragioni il ricorso alla forza internazionale, si continuerebbe a lasciare libero il campo ai più forti e meglio armati, con il rischio di sterminare i gruppi più deboli (i mussulmani bosniaci oggi, altri domani), di costruire un precedente pericolosissimo in Europa, di moltiplicare le guerre nell'area e di approfondire ancora di più il fossato tra Est e Ovest, tra mondo cristiano ed Islam, tra cristiani occidentali e orientali. Questo non deve succedere. (75)
Le elezioni politiche dell'aprile 1992, nel frattempo, presentano una singolarità non trascurabile. Nel tentativo di raggruppare le sinistre di opposizione in Trentino - Alto Adige su un progetto etico forte nasce l'esperimento di Senza confini / Ohne Grenzen, sostenuto da Pds, Rifondazione comunista, Rete e Solidarietà e che candida al Senato il filosofo pacifista Giuliano Pontara. E' un'iniziativa che parte dal Trentino e che in Trentino dovrebbe trovare, nelle aspettative dei promotori, il successo elettorale. Il "terreno di gioco" è però quello più consono ad Alexander, che peraltro giocherebbe in casa (Pontara vive e lavora in Svezia), e che insieme ai Verdi sudtirolesi aveva proposto già in gennaio un'inedita alleanza - da promuovere come Pds, Verdi e Psi, ma allargabile a Psdi, Pli-Pri, Rete, Rifondazione ed altre realtà minori - che potesse rappresentare un'alternativa democratica ed interetnica allo strapotere Svp e al Msi di Bolzano. La partita delle candidature si gioca quasi tutta in Sudtirolo, con le forze politiche trentine sostanzialmente incapaci di capire la situazione e fortemente motivate sul progetto di Senza confini. (76) A Bolzano si registrano veti sul nome di Langer, in particolare dal Pds ma anche all'interno dei Verdi, mentre a livello regionale si manifestano perplessità sull'idea di coalizzare forze politiche che si sarebbero poi collocate, nel Parlamento nazionale, su fronti opposti e i Verdi trentini, in quel periodo molto vicini al Psi, dal canto loro si oppongono al progetto di Senza confini. Il risultato è che il fronte "progressista" si presenta diviso in almeno tre tronconi, e tutti perdono. Alex - ottenendo peraltro un buon risultato personale - si candida per i Verdi, mentre Senza confini consegue complessivamente un pessimo risultato, sia generale che, in particolare, nei tre collegi senatoriali sudtirolesi. Nessun rappresentante della sinistra viene eletto in Regione. (77)
Mentre continua il suo impegno al Parlamento europeo, l'Italia attraversa uno dei periodi più convulsi della propria storia recente - quella che molti hanno definito una rivoluzione mancata - e nel marzo del 1994 di torna alle urne per le elezioni politiche. La sinistra, stavolta, si presenta unita in tutta Italia, compresi i Verdi. Ad Alexander viene offerto dai progressisti un seggio sicuro a Firenze, città dove vive insieme alla moglie quando non è a Bruxelles o in Sudtirolo, ma questa volta lo rifiuta:
Il nuovo sistema elettorale - - non permette più di cercare nella rappresentanza politica la proiezione dei propri ideali. Forse alla lunga, e con le necessarie correzioni, questa medicina potrà persino fare bene. Per intanto però noto che la politica italiana attuale passa per le forze caudine della demagogia, del populismo, di un ulteriore insano scatenamento di ambizioni soggettive, di un'inedita e tuttora crescente supremazia dell'immagine sulla sostanza, di una parossistica selezione dei "personaggi" piuttosto che di opzioni politiche, sociali e culturali. Inoltre il sistema elettorale obbliga - ed obbligherà sempre più in futuro, se ne venisse mantenuta e perfezionata la sua caratteristica maggioritaria - ad una competizione semplicistica di blocchi alternativi, ma convergenti al centro. Per chi aveva faticato per affermare che non esiste solo il lineare si e no, destra e sinistra, bianco e nero, buono o cattivo, e per criticare la trappola del "progresso", è un risultato abbastanza deludente.
Lo spazio per far valere obbiettivi profondi di pace, dei giustizia, di reintegrazione della biosfera, e per promuovere quella conversione ecologica che nell'ultimo decennio avevamo proclamato come urgente obbiettivo di civiltà e di sopravvivenza, sul palcoscenico della politica italiana sembra attualmente assai ridotto. Chi mi conosce, sa che ho sempre cercato di perseguire politiche realistiche, pur con tutto il carico di radicalità e di speranza di altro e di meglio che mi sentivo affidato. Ma tra politica realistica e "Realpolitik" c'è ancora un abisso.
Permettetemi dunque di insistere nel mio rifiuto di una candidatura in queste imminenti elezioni e di rimandare ogni valutazione sul ruolo dei Verdi nel Parlamento europeo a dopo il 28 marzo.
Personalmente penso comunque di aver compiuto un periodo di servizio sufficientemente lungo da poter desiderare un tempo sabbatico. (78)
Con la stessa "gravità" con cui rifiuta il seggio di Firenze e riflette sul ruolo stesso dei Verdi, accetta dopo molti dubbi e molte insistenze di concorrere ancora per il Parlamento europeo. Si candida nuovamente nel collegio del Nordest, dove viene eletto con 42.000 preferenze. Nel solo Sudtirolo ottiene 18000 voti, con una percentuale di lista vicina al 9%.
Evidentemente Alexander considera ancora il Parlamento europeo un luogo privilegiato per "fare" politica con una prospettiva ampia ed in parte slegata dalla logica dei partiti, consentendogli di mantenere i legami e dare voce alle mille realtà di quell'arcipelago associativo cui continua a fare riferimento. E' indubbio, comunque, che Langer stia attraversando un periodo di riflessione e anche di ripensamento critico della propria trentennale esperienza politica:
Personalmente ho passato un periodo di transizione assai travagliato, la decisione di ricandidarmi finalmente al Parlamento europeo non è stata per nulla facile, ed ho faticato anche ad accettare l'elezione a Presidente del Gruppo Verde. Ancora non so dove questa transizione ci/mi porterà: il bisogno di trovare una nuova sponda per un impegno sociale e politico che continuo a ritenere di grande (ma non esagerata) importanza, resta più che mai aperto e non conosce né scorciatoie progressiste né rassicuranti giaculatorie verdi. Probabilmente occorre un forte progetto etico, politico e culturale, senza integralismi ed egemonie, con la costruzione di un programma e una leadership a partire dal territorio e dai cittadini impegnati, non dai salotti televisivi o dalle stanze dei partiti. Bisognerà far intravedere l'alternativa di una società più equa e più sobria, compatibile con i limiti della biosfera e con la giustizia (anche tra i popoli). Da molte parti si trovano oggi riserve etiche da mobilitare che non devono restare confinate nelle "chiese", e tantomemo nelle sagrestie di schieramenti e ideologie. (79)
Una sfida che torna ad appassionarlo, negli ultimi mesi della sua vita, è quella per la candidatura a sindaco di Bolzano. Langer decide di presentare una lista autonoma, multietnica e trasversale: Cittadini & Bürger. E' opinione diffusa che la sua non fosse una candidatura provocatoria, finalizzata ancora una volta a mettere in risalto le contraddizioni del meccanismo censitario sudtirolese, ma semmai una forzatura interpretativa delle norme che, non essendosi nuovamente dichiarato al censimento etnico del 1991, lo privavano dell'elettorato passivo per le elezioni amministrative. La delusione per una forse prevedibile sentenza di esclusione dalla competizione elettorale è maggiore di quella che ci si sarebbe immaginati:
Forse l'occhio di chi è stato escluso dal giuoco non è del tutto sereno, e quindi il giudizio ne può risultare viziato. Ma sembrerebbe poter cogliere un forte senso di transitorietà sopra la culla dell'amministrazione bolzanina che si formerà.
Certi bruchi avranno il tempo di diventare farfalle. Oggi in almeno una decina di liste si trovano persone di ideali ed aspirazioni simili - accanto ad altre, che magari rappresentano piuttosto le varie ortodossie o semplicemente vecchie continuità. molte di queste persone oggi mordono il freno di fronte ad una stagnazione politica nella quale la disciplina etnica, certi richiami nazionalisti, alcune vecchie abitudini di lottizzazione e anche vischiosità di un ceto politico non ancora rinnovato pesano non poco. (80)
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